Spari a Borgo Manfria, il tentato omicidio di Palmieri: fissato il giudizio di appello

 
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Gela. Lo scorso anno, il giudizio abbreviato si concluse con la condanna a undici anni e otto mesi per Orazio Pisano e a undici anni per il figlio, Giuseppe Pisano. Vennero indicate le aggravanti e la continuazione tra più capi di accusa, compresi quelli per le estorsioni. I due sono stati riconosciuti responsabili del tentato omicidio di Carmelo Palmieri, raggiunto da colpi di fucile in contrada Borgo Manfria. Riuscì a rifugiarsi in un casolare per evitare conseguenze peggiori. Per questa vicenda processuale è stato fissato il giudizio di appello. Il prossimo maggio, saranno i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta a valutare il contenuto dei ricorsi difensivi. Padre e figlio sono rappresentati dagli avvocati Giacomo Ventura e Cristina Alfieri. In primo grado, una decisione di condanna è stata emessa inoltre per Emanuele Pisano, fratello di Orazio Pisano. Per i pm, era pienamente a conoscenza di ciò che accadeva nelle zone rurali, con le imposizioni anche per la raccolta della paglia. E’ stato condannato a quattro anni e due mesi di detenzione. Rappresentato dal legale Giovanni Lomonaco, nel procedimento è parte civile. Subì l’incendio del proprio caseificio. Secondo gli investigatori, le fiamme sono da legare a vicissitudini sorte nei rapporti con il fratello, Orazio Pisano. Sarebbe stato quest’ultimo a ordinare il rogo, eseguito da un minore. Stando a quanto spiegato nel procedimento di primo grado, a sparare fu Giuseppe Pisano, giunto sul posto proprio per mirare a Palmieri, che pare non rispettasse l’obbligo della messa a posto. Gli inquirenti ritennero che volesse uccidere. I Pisano avrebbero imposto un regime di controllo capillare nella zona tra Borgo Manfria e contrada Mangiova. Palmieri si è costituito parte civile, con il legale Vittorio Giardino. Gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, così come a Emanuele Pisano. Subito dopo il fatto, venne trasferito in ospedale a Caltanissetta e già nel nosocomio i carabinieri iniziarono a captare conversazioni dalle quali emersero i primi particolari. Palmieri riconobbe Giuseppe Pisano, che seppur con il volto coperto da un passamontagna avrebbe avuto la caratteristica di una notevole stazza fisica.

Vennero assolti altri due imputati. Le richieste della procura erano pesanti per la posizione di Giuseppe Vaccaro, assistito dal legale Carmelo Tuccio. Secondo gli investigatori, proprio Vaccaro avrebbe spalleggiato Giuseppe Pisano, nel raid di Borgo Manfria. La difesa escluse l’esistenza di elementi concreti per collegarlo a quanto ricostruito dalla procura. Il gup ha pronunciato l’assoluzione. Una decisione favorevole venne emessa infine per Pericle Ignazio Pisano. Furono rinviati a giudizio, perché gravati solo da accuse di furti, sia Fabio Russello sia Vincenzo Alberto Alabiso, difesi dal legale Nicoletta Cauchi.

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