“Ecorigen non produce rifiuti, nostro ciclo è virtuoso”, Cannarella: “Valorizziamo il sito locale”

 
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Il direttore generale dello stabilimento Ecorigen Marco Cannarella

Gela. Abbiamo riferito del decreto regionale che ha autorizzato l’importazione nel sito locale di Ecorigen, all’interno della bioraffineria Eni, di “catalizzatori esauriti contenenti metalli di transizione pericolosi o composti di metalli di transizione pericolosi” e “catalizzatori esauriti contaminati da sostanze pericolose”. Sono identificati come rifiuti pericolosi e le reazioni, politiche e non, ci sono state, fino alla richiesta di un intervento da parte del sindaco Di Stefano. Dall’azienda, presente nel sito locale da circa trent’anni, fanno però notare che vari aspetti vanno precisati. “La nostra azienda non produce rifiuti – spiega il direttore generale di stabilimento Marco Cannarella – il nostro ciclo si basa sul recupero, così da rimettere in circolo un prodotto. E’ un processo end of waste. Abbiamo sempre operato per la rigenerazione dei catalizzatori. I nostri principali clienti sono le raffineria. Nel nostro sito arriva un prodotto che non è liquido ma solido. Viaggia in fusti da duecento chili sigillati e all’interno con sacchi di polietilene. Non ci sono rischi di sveramenti. L’unico vero pericolo può essere dato dall’uso, come per ogni prodotto anche quelli che si usano in casa. Per questo, attiviamo i principali standard di sicurezza. Il nostro è un ciclo virtuoso perché nulla finisce in discarica. Tutto viene rimesso in circolo”. Per Cannarella, che coordina lo stabilimento locale, nel dibattito pubblico legato all’importazione di questi rifiuti si sono susseguite “diverse imprecisioni”. “Devo dire che non siamo stati interpellati e questo dispiace – continua – avremmo potuto dare dei riferimenti dettagliati e tecnici. Il provvedimento della Regione non ha nulla a che fare con conferenze di servizi o passaggi intermedi. come ho sentito dire. E’ solo un provvedimento con il quale si definisce l’operazione di importare il prodotto dalla nostra casa madre, in Francia. Anzi, dirò di più, per anni siamo stati noi a trasferire questi prodotti in Francia. Per la prima volta, dalla casa madre arrivano queste importazioni proprio perché il nostro standard produttivo sta costantemente migliorando. Si dà fiducia a un’azienda con sede in città e che tra diretto e indotto ha non meno di duecento lavoratori. La gran parte degli autotrasportatori lavora con le nostre commesse. Facciamo di tutto per valorizzare questo sito. Non siamo un’azienda che genera rifiuti. Recuperiamo e valorizziamo. Sappiamo che quello che arriva contiene metalli e lo trattiamo nel rispetto di tutte le norme. La convenzione di Basilea, mi permetto di dirlo, è stata citata impropriamente. Non vieta il trasferimento di queste tipologie ma anzi pone regole stringenti, fin dagli anni ’80, quando c’era il rischio di traffici illeciti di materiali e rifiuti pericolosi. Tutto questo non riguarda il nostro core business”.

I riferimenti aziendali si dicono pronti a qualsiasi confronto pubblico e hanno avuto contatti e interlocuzioni con il sindaco Di Stefano. “E’ stata fatta molta confusione – conclude Cannarella – ho addirittura sentito parlare di inquinamento delle falde. Ma tutto questo non c’entra nulla con il nostro ciclo. Lavoriamo con forni termici rotativi per rigenerare i catalizzatori e per valorizzare i metalli, che vengono rimessi in circolo anche per usi del tutto differenti e comuni. Bisogna stare molto attenti quando si parla, spesso senza essere informati, di processi pericolosi o di rifiuti tossici”.

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