La Liberazione e “Se questo è un uomo” di Levi: a Parma anche l’opera di Iudice

 
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Parma. Nell’ambito dell’ottantesimo anniversario delle Celebrazioni per la Liberazione, al Palazzo del Governatore di Parma si inaugura la grande mostra collettiva “SE QUESTO È UN UOMO. L’Arte ricorda. L’Umanità resiste. Opere 1945-2025”, a cura di Chiara Canali e ispirata all’omonimo romanzo di Primo Levi. La mostra propone, attraverso la rilettura del libro di Levi, un affresco sull’umanità del Novecento, che ha vissuto i drammi della guerra, la frammentazione dell’identità e l’irruzione dell’inconscio.
L’esposizione costituisce una testimonianza dell’impegno morale dell’arte nel risvegliare le coscienze di fronte alla tragedia della guerra, alla follia dei campi di sterminio e alla strenua lotta delle resistenze. Tra le opere esposte ci sono quelle di Aldo Carpi (apprezzato professore dell’Accademia di Belle Arti di Milano e, in seguito, internato nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen), degli artisti del Realismo Esistenziale di area milanese come Bepi Romagnoni, Giuseppe Guerreschi, Gianfranco Ferroni, Mino Ceretti, Tino Vaglieri e di autori provenienti da altre sedi come Renzo Vespignani e Alberto Sughi.
Le opere di questi artisti delineano non soltanto un’avventura di carattere estetico, ma definiscono il sentimento di un’intera generazione segnata dalla Guerra e tesa tuttavia a costruirsi un futuro sulle macerie del proprio passato. Questi artisti operano con lo stesso orientamento poetico, con la stessa dichiarata indignazione verso la ferocia del potere, la precarietà dell’esistenza, il disagio e la solitudine dell’uomo moderno. Tra i lavori di denuncia e di monito – anticipati nel 1937 dalle acqueforti Sueño y Mentira de Franco di Pablo Picasso – compare la raccolta di disegni di Renato Guttuso “Gott mit Uns – Dio è con noi” (frase incisa sulle fibbie dei nazisti), un ciclo che racconta le atrocità e l’orrore della Guerra, ma anche l’impegno politico dei partigiani e il valore della Resistenza, intesa come rivoluzionaria ricerca di libertà. Un riferimento al martirio, di tipo cristologico, emerge invece nelle Crocifissioni di Aldo Borgonzoni e Remo Brindisi dove l’uomo, umiliato dalle sopraffazioni, si trasforma in un Cristo deriso e la parabola del perseguitato si trasfigura in dramma moderno. Tra i libri d’artista presenti, spicca la serie Cadastre de cadavres (1974) di Zoran Music, anch’egli deportato a Dachau, che rielabora, dopo 25 anni, i ricordi della sua tragica esperienza nei campi di concentramento nazisti, trasformando quell’inferno in una tragedia universale.

Uno spazio è dedicato alla statuaria della Memoria e della Resistenza realizzata da scultori che, all’indomani della Liberazione, indirizzano la loro ricerca verso una missione dai risvolti etici e morali, anche attraverso commissioni pubbliche. I soggetti di ispirazione partigiana dominano di conseguenza buona parte della produzione italiana di quegli anni, in particolare della scultura monumentale. Tra questi, Luciano Minguzzi, a cui venne commissionata la realizzazione del Monumento al Partigiano e alla Partigiana (1947), in memoria della battaglia antinazista di Porta Lame a Bologna, Mario Mazzacurati, autore assieme all’Architetto Lusignoli, del Monumento al Partigiano (1954-56) situato a Parma in Piazzale della Pace e, infine, il cancello bronzeo del Mausoleo delle Fosse Ardeatine realizzato nel 1950 dallo scultore Mirko Basaldella, a cui allude la scultura “Motivo spinato” in esposizione. Al tempo stesso, la mostra indaga il volto e la figura umana nel Novecento, sempre più spesso espressione del male e della sofferenza, riflesso di un’ “umanità dolente”. I volti e i corpi, privi di tratti fisionomici definiti, sono sfigurati da smorfie o urla e recano impresso il marchio di un dolore acuto e l’assenza di speranza dell’uomo contemporaneo. Ne sono un esempio le opere di Francis Bacon, le cui figure mostruose e deformate ispireranno tutta la successiva generazione di autori contemporanei.
Nella sezione del contemporaneo sono presenti le opere degli artisti della corrente della cosiddetta Nuova Figurazione Italiana, nati tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, dallo stile post-espressionista oppure iper-realista, dalla linea dolce oppure più graffiante, dal tono pittorico evocativo e simbolico oppure marcatamente crudo. Qui la figura umana sembra vivere in una prigionia di terrore, solitudine e sofferenza interiore, come se fosse in un pre-Inferno terreno, dove l’uomo perde il suo nome, il suo volto, la dignità e la speranza.
Dalle scene di guerra, violenza, tortura, persecuzione e disumanità, raffigurate nelle opere di Paul Beel, Francesco Lauretta, Enrico Robusti, Sergio Padovani, alla quadreria con “un comune campione di umanità” (Primo Levi) debole e indifeso di Agostino Arrivabene, Paul Beel, Roberto Coda Zabetta, Marco Fantini, Greta Frau, Giovanni Iudice, Federico Lombardo, Paolo Maggis, Andrea Martinelli, Lorenzo Puglisi, Desiderio Sanzi, Santiago Ydanez.

Infine un’ultima sezione è dedicata al rapporto tra arte, tecnologia e Intelligenza Artificiale e al connubio tra uomo-animale e uomo-macchina, per riflettere sull’importanza dell’esercizio consapevole della ragione in ogni campo e sui rischi in cui incorre l’umanità nel delegare ad altri il proprio giudizio e la propria volontà (Giuseppe Lo Schiavo, Davide Maria Coltro e Mario Klingemann). Come già aveva affermato Primo Levi in un’intervista a Lucia Borgia del 1984, “Se questo è un uomo è una domanda tuttora valida perché l’Umanità è minacciata nel suo complesso, dai pericoli ben noti, e anche in ogni singolo, ognuno di noi deve lottare personalmente per mantenersi uomo”.

Il percorso espositivo si compone, quindi, di un centinaio di opere di 65 artisti storici e contemporanei e si avvale dei prestiti da parte del Museo Monumento al Deportato e della Fondazione Fossoli di Carpi, della Raccolta d’Arte del Comune di Marzabotto, della Raccolta Lercaro di Bologna, della Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma – Donazione Corrado Mingardi, Fondazione VAF-Stiftung di Francoforte, della Fondazione The Bank ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea, della Collezione Giampaolo Cagnin e della Collezione Barilla di Arte Moderna di Parma.

Gli artisti della sezione storica sono: Valerio Adami, Francis Bacon, Mirko Basaldella, Ubaldo Bertoli, Aldo Borgonzoni, Floriano Bodini, Remo Brindisi, Aldo Carpi, Mino Ceretti, Agenore Fabbri, Gianfranco Ferroni, Luigi Grosso, Giuseppe Guerreschi, Renato Guttuso, Trento Longaretti, Alberto Longoni, Marino Mazzacurati, Luciano Minguzzi, Henry Moore, Ennio Morlotti, Zoran Music, Mario Nanni, Pablo Picasso, Diego Rambelli, Antonio Recalcati, Bepi Romagnoni, Alberto Sughi, Ernesto Treccani, Tino Vaglieri, Renzo Vespignani, Tono Zancanaro, Giuseppe Zigaina.

Nella sezione contemporanea sono presenti: Agostino Arrivabene, Paul Beel, Thomas Berra, Chiara Calore, Roberto Coda Zabetta, Nebojsa Despotovic, Fulvio Di Piazza, Marco Fantini, Greta Frau, Alessandro Giannì, Alfio Giurato, Federico Guida, Giovanni Iudice, Francesco Lauretta, Gaia Lionello, Federico Lombardo, Marco Luzi, Paolo Maggis, Andrea Martinelli, Michele Moro, Enrico Robusti, Sergio Padovani, Alessandro Papetti, Lorenzo Puglisi, Giuliano Sale, Desiderio Sanzi, Davide Serpetti, Cristiano Tassinari, Nicola Verlato, Santiago Ydanez.

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