“Mondo opposto”, la mafia riorganizzata: periti per le intercettazioni, prosegue abbreviato

 
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Gela. Verranno nominati periti per la trascrizione delle intercettazioni effettuate in fase di indagine e che toccano i coinvolti nel blitz antimafia “Mondo opposto”. Questa mattina, davanti al collegio del tribunale di Gela, ci sono state richieste e verifiche proprio sulla questione delle captazioni e del contenuto dei verbali. Si è trattato di un’udienza interlocutoria, in attesa dei primi testimoni. Cosa nostra, secondo i pm della Dda di Caltanissetta e i carabinieri che eseguirono il blitz, si era riorganizzata, con base a Niscemi e attraverso la presenza di supporti da Gela e da altre aree del sud della provincia. Sono otto gli imputati rinviati a giudizio e che non hanno optato per riti alternativi. Si tratta del gelese Emanuele Burgio, del carabiniere niscemese Giuseppe Carbone, dei mazzarinesi Alessandro Fausciana, Gaetano Fausciana e Salvatore Fausciana, del poliziotto in pensione niscemese Salvatore Giugno e inoltre di Antonino Pittalà e Salvatore Pittalà. Nel procedimento, già in udienza preliminare, si sono costituiti parti civili, il Comune di Niscemi (con il legale Paolo Testa), i Ministeri dell’interno e della difesa, tramite l’Avvocatura dello Stato (con il legale Giuseppe Laspina), la Federazione antiracket Fai, l’associazione niscemese e chi avrebbe subito pressioni, minacce e danneggiamenti. Tra i legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe D’Alessandro, Mario Ceraolo e Andrea D’Alessandro. Uno dei procedimenti attivati per fatti poi confluiti nella maxi inchiesta è stato riunito al troncone processuale principale. Secondo le accuse, il nucleo di Cosa nostra era stato riorganizzato sotto la guida dei fratelli niscemesi Alberto Musto e Sergio Musto, che ne rispondono con il rito abbreviato, davanti al gup del tribunale di Caltanissetta. Avrebbero usufruito di informazioni che pare arrivassero principalmente dal poliziotto in pensione Salvatore Giugno. La forza intimidatrice sarebbe stata alimentata dalla disponibilità di armi. Secondo gli inquirenti, il gruppo di mafia puntava a controllare attività economiche senza trascurare eventuali ritorsioni a danno di chi si opponeva. Gli imputati, nel procedimento ordinario che si è appena aperto, sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Flavio Sinatra, Danilo Tipo, Antonino Ficarra e Agata Maira.

Sempre questa mattina, nel procedimento in abbreviato davanti al gup del tribunale di Caltanissetta, hanno concluso i difensori di altri imputati. La Dda ha già indicato condanne per tutti. Oltre che nei confronti dei fratelli Musto, le accuse sono mosse ad Andrea Abaco, Giuseppe Auteri, Francesco Cantaro, Mariantonietta Caruso, Viviana Caruso, Francesco Cona, Davide Cusa, Renè Distefano, Giuseppe Manduca, Carlo Zanti e Francesco Torre, Gianni Ferranti, Giovanni Ferranti, Luigi Cannizzaro, Vincenzo Cannizzaro, Paolo Rizzo, Giuseppe Auteri e Francesco Piazza. Un altro gelese imputato nel procedimento in abbreviato è Carmelo Raniolo, difeso dall’avvocato Nicoletta Cauchi. Gli imputati sono rappresentati inoltre dagli avvocati Francesco Spataro, Ennio Adamo, Antonio Vincenzo Arcerito, Donatella Cinzia Singarella, Joseph Donegani, Francesco Mascali, Angelo Cafà, Antonino Grippaldi, Salvatore Leotta, Claudio Bellanti, Maurizio Scicolone, Monica Catalano, Vita Mercolillo, Antonino Di Gregorio, Riccardo Incarbone e Luca Del Bue.

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