Gela. Il sindaco Terenziano Di Stefano, che in settimana ha ufficializzato l’ingresso in giunta del neo assessore Romina Morselli, in quota M5s, ha espressamente spiegato che non ci saranno altri mutamenti in corsa. Rimane vacante la vicesindacatura, lasciata dall’avvocato Viviana Altamore e ancora non assegnata al Pd, che dovrebbe comunque ottenerla. Più in generale, sia negli equilibri del governo cittadino sia in quelli dell’aula consiliare, qualche effetto potrebbero generarlo le norme che l’Ars dovrebbe trovarsi ancora una volta a vagliare. La commissione affari istituzionali da qualche tempo sta lavorando a una mini “riforma” degli enti locali. Si tratta, fra gli altri aspetti, di un pacchetto di norme che potrebbe formalizzare la figura del consigliere supplente. Varcherebbe la soglia dell’assise civica prendendo il posto, anche temporaneamente, di un consigliere nominato in giunta. Per quanto concerne l’attuale situazione in municipio, la norma, se approvata dall’Ars, farebbe al caso del Pd, dato che l’assessore Fava mantiene ancora il posto in consiglio. Con il sì del parlamento regionale, l’assessore potrebbe fare spazio al primo dei non eletti nella lista dem, almeno fino a quando sarà componente della giunta per poi tenersi aperta l’opzione di un ritorno fra i banchi dell’aula. Pare che tra le forze della maggioranza del governo Schifani, però, ci siano quelle che spingono per un obbligo, con il consigliere nominato in giunta che dovrebbe necessariamente lasciare l’assise civica, senza quindi un doppio ruolo. In aula, all’Ars, addirittura, potrebbe ritornare, sotto forma di emendamento, la proposta di un allargamento delle giunte comunali, attraverso la previsione di un assessore in più. Sono punti che erano già stati paventati lo scorso anno ma che furono bloccati, per l’assenza di un’intesa complessiva tra le forze che sostengono il presidente Schifani. Se veramente si arrivasse a un assessore in più per tutti i Comuni o eventualmente sulla base di un criterio “ponderato”, per il sindaco Di Stefano si materializzerebbe una casella ulteriore nel governo cittadino, da utilizzare eventualmente per puntellare ancora di più gli equilibri interni e dare seguito agli accordi elettorali, che ha sovente citato in queste settimane.
Dalla prossima settimana, in commissione affari istituzionali, all’Ars, riprende il lavoro sul testo di riforma. Ci sono capitoli ancora divergenti nella visione dei gruppi di maggioranza, a partire dalla disciplina sulla “parità di genere”, con l’obbligo per i sindaci di riservare a donne il quaranta per cento dei posti in giunta. Per i Comuni fino a quindicimila abitanti, invece, si potrebbe andare verso il terzo mandato dei sindaci. Attualmente, un’intesa complessiva tra gli alleati del governatore Schifani non c’è così come è mancata per la ripartizione delle Province che andranno al voto a fine aprile. Mancano gli incastri essenziali, almeno fino a ora.