Inchiesta antimafia “Ianus”, Comune parte civile: è stato ammesso, diversi riti alternativi

 
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Gela. Il Comune è stato ufficialmente ammesso come parte civile nel procedimento aperto nei confronti di sessantacinque imputati, tutti accusati di gravitare nelle famiglie di mafia dei Rinzivillo e degli Emmanuello. Il gup del tribunale di Caltanissetta, Santacroce, ha dato l’assenso accogliendo la richiesta del legale Giusy Ialazzo, in rappresentanza dell’ente comunale. Sono parti civili inoltre il Ministero dell’interno, attraverso l’Avvocatura dello Stato (con il legale Giuseppe Laspina), il Comune di Canicattì e un’associazione antiracket. Le difese degli imputati coinvolti nel maxi blitz “Ianus” hanno avanzato diverse richieste per accedere a riti alternativi. Sono trentacinque quelle per il giudizio abbreviato. È stata formalizzata inoltre richiesta di patteggiamento per uno dei coinvolti. Per le posizioni di Vincenzo Donzella, (con il legale Salvo Macrì), Samuele Rinzivillo (difeso dall’avvocato Carmelo Terranova) e Manuel Ieva (difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Luca Cianferoni), gli atti ritornano ai pm. Le difese hanno esposto eccezioni sul decreto di fissazione dell’udienza preliminare e sulla richiesta di rinvio a giudizio, per vizi di notifica. Le prime richieste della Dda e le conclusioni di difese e parti civili, per il rito ordinario, sono in programma la prossima settimana. Il procedimento si suddividerà tra il filone dei riti alternativi e quello ordinario. Secondo gli investigatori, le redini della famiglia di mafia dei Rinzivillo erano andate a Giuseppe Tasca mentre nel contesto degli Emmanuello un ruolo determinante lo avrebbe avuto Crocifisso Di Gennaro. L’affare principale dei clan pare fosse quello del traffico di droga. Sono imputati    Giuseppe Tasca, Ignazio Agrò, Vincenzo Alberto Alabiso, Giuseppe Alaimo, Massimiliano Astuti, Gianluca Attardo, Salvatore Azzarelli, Giuseppina Bonanno, Giuseppe Borgese, Salvatore Castorina, Benedetto Giuseppe Curvà, Alberto Pasquale Di Dio, Crocifisso Di Gennaro, Giacomo Di Noto, Giuseppe Domicoli, Graziana Domicoli, Maurizio Domicoli, Vincenzo Donzella, Brahallan Ivan Escobar Buritica, Dario Gagliano, Gioacchino Giorgio, Rosario Greco, Rocco Grillo, Manuel Ieva, Giuseppa Lauretta, Angelo Lorefice, Daniele Mangiagli, Luca Marino, Loredana Marsala, Marius Vasile Martin, Vincenzo Mazzola, Salvatore Mezzasalma, Diego Milazzo (1984), Diego Milazzo (1994), Morena Milazzo, Orazio Monteserrato, Salvatore Nocera, Mohamed Matar Hassan Omar, Nicola Palena, Fabio Palumbo, Emanuele Pantano, Andrei Pascal, Giuseppe Pasqualino, Alessandro Pellegrino, Alessandro Peritore, Calogero Orazio Peritore, Antonio Rapicavoli, Mirko Salvatore Rapisarda, Dario Rinzivillo, Giovanni Rinzivillo, Rocco Rinzivillo, Samuele Rinzivillo, Vincenzo Romano, Vincenzo Scerra, Carmelo Scilio, Filippo Scordino, Giuliano Giovanni Scordino, Luigi Scuderi, Giuseppe Sicurella, Giuseppe Sinatra, Antonio Solazzo, Salvatore Taormina, Giuseppe Terrasi, Mario Tomaselli e Giuseppe Verdelli.

La Dda ha provveduto a depositare, come abbiamo riferito, le dichiarazioni rese da un nuovo collaboratore di giustizia, il quarantenne Calogero Orazio Peritore, a sua volta coinvolto nell’inchiesta. Da alcuni mesi, ha scelto di parlare con i magistrati e con le forze dell’ordine. I coinvolti sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Angelo Cafà, Cristina Alfieri, Rosario Prudenti, Rocco Cutini, Domenico Cacocciola, Maria Lucia D’Anna, Teresa Raguccia, Salvatore Bruzillà, Dario Polizza Favaloro, Salvatore Pace, Giuseppe Cascino, Luigi Zinno, Andrea Giannino, Carmelo Terranova, Filippo Spina, Alfonso Abate, Luca Cianferoni, Danilo Tipo, Giacomo Ventura, Paolo Ingrao, Antonio Montana, Calogero Meli, Gioacchino Marletta, Debora Speciale, Ninni Giardina, Raffaela Nastasi, Giovanni Lomonaco, Salvatore Pennica e Giuseppe Dacquì.

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