Gela. Cosa nostra e stidda, in questi anni, sono state decisamente ridimensionate in città, al culmine di innumerevoli operazioni che hanno condotto pm e forze dell’ordine a bloccarne i riferimenti principali. Le famiglie però si riorganizzano, come emerso da inchieste recenti come “Mondo opposto” e “Ianus”. Riprende intanto una scia che si era man mano fermata. C’è infatti chi sceglie di collaborare con la giustizia. Abbiamo riferito della collaborazione del quarantenne Calogero Orazio Peritore, le cui dichiarazioni sono già state prodotte dai pm della Dda nissena agli atti del procedimento scaturito dal blitz “Ianus”. Spesso inserito nei canali della droga, ha deciso di raccontare quello che sa proprio ai pm.
Sul finire dello scorso anno, invece, il programma speciale per i collaboratori è stato attivato rispetto alla posizione del quarantacinquenne Giuseppe Cavallo, figlio di uno dei capi storici della stidda, Aurelio Cavallo. Il quarantacinquenne nell’ottobre di un anno fa aveva ottenuto i domiciliari dopo essere stato fermato, insieme a un’altra persona, a bordo di una Mercedes. Furono trovati circa cento grammi di cocaina. Potrebbe fornire informazioni utili rispetto agli equilibri dei gruppi di mafia locali ma anche su vicende del passato ancora prive di responsabili. Il fratello, Salvatore Cavallo, è invece attualmente a processo con l’accusa di tentata estorsione, insieme ad altri imputati. In quel caso, le presunte pressioni avrebbero toccato il titolare di attività per la vendita di fiori. Per i magistrati, anche in questo caso avrebbero fatto valere la nomea di stiddari.