“Exitus”, i rapporti con il boss Rinzivillo: in appello condanna confermata per Ferrara

 
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Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, al termine di una lunga camera di consiglio, hanno confermato la condanna a sei anni e otto mesi, imposta in primo grado all’avvocato Grazio Ferrara. Il professionista fu coinvolto nell’inchiesta antimafia “Exitus”. Per gli inquirenti, era lui il vero tramite fra il boss Salvatore Rinzivillo, arrestato nell’inchiesta “Extra fines-Druso” e attualmente sotto regime di 41 bis, e gli altri affiliati. Proprio su chi lo avrebbe favorito, garantendogli appoggi e supporto, si concentrò l’inchiesta “Exitus”. L’accusa confermata per Ferrara è di concorso esterno in associazione mafiosa. La difesa, sostenuta dal legale Giacomo Ventura, aveva impugnato la decisione di primo grado, ritenendo che il professionista agì solo entro i limiti delle sua attività, avendo ricoperto l’incarico di difensore di fiducia dello stesso Rinzivillo. I pm della Dda di Caltanissetta, monitorando Ferrara e i suoi contatti, arrivarono alla conclusione che il legale avrebbe agito assicurando continuità tra il boss e gli affiliati ancora liberi. Nel corso del giudizio di appello, la difesa dell’imputato ha ottenuto l’esame di un testimone, considerato importante rispetto ad alcune contestazioni mosse. La procura generale ha concluso per la conferma della condanna. Ferrara, già in fase di indagine, si disse estraneo agli ambienti mafiosi, confermando di aver avuto rapporti con Rinzivillo solo rispetto al mandato difensivo. Gli investigatori, invece, ricostruirono lunghe trasferte, in altre zone della Sicilia, con Ferrara che avrebbe partecipato a riunioni con esponenti della criminalità organizzata. Gli inquirenti sono certi che Salvatore Rinzivillo avesse ottenuto il comando della famiglia di mafia, con l’assenso dei fratelli ergastolani Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo.

In questo modo, si sarebbe mosso per stringere legami e contatti, in città e in altre aree dell’isola. Stando alle contestazioni, Ferrara sarebbe stato sempre vicino al boss, andando ben oltre il suo ruolo professionale. Nelle lunghe conclusioni, la difesa dell’imputato ha proposto una ricostruzione dei fatti del tutto differente. I giudici della Corte d’appello hanno però confermato la condanna, in attesa del deposito delle motivazioni.

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