Gela. La camera di consiglio è durata per diverse ore. A conclusione di una lunga e articolata istruttoria dibattimentale, il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola), ha emesso venticinque condanne. Gli imputati erano tutti accusati di aver fatto parte, con ruoli comunque diversi, della famiglia di mafia dei Sanfilippo di Mazzarino o comunque di avervi gravitato. Il giudizio è stato il risultato del blitz ribattezzato “Chimera”. La stidda, per i pm della Dda di Caltanissetta, aveva messo sotto stretto controllo i gangli economici di Mazzarino, imponendo estorsioni e la pesante presenza nel comparto agricolo e non solo. I mazzarinesi, in base alle contestazioni, erano inoltre attivi nel traffico di droga, attraverso il collegamento diretto con il gelese Emanuele Brancato (condannato in primo grado in abbreviato e ora in attesa del giudizio di appello) e con la consorte, Valentina Maniscalco, condannata a otto anni di detenzione ma senza l’aggravante di mafia. È difesa dai legali Giacomo Ventura e Davide Limoncello. Nei suoi confronti la richiesta iniziale era di sedici anni di reclusione. Trent’anni di detenzione sono stati imposti al quarantenne Giuseppe Sanfilippo, diciotto anni a Liborio Sanfilippo (con l’aggravante mafiosa), diciassette anni e nove mesi a Michele Mazzeo, diciassette anni a Calogero Sanfilippo (1983), sedici anni e sei mesi ad Andrea Sanfilippo e a Marcello Sanfilippo (per lui con l’aggravante mafiosa), sedici anni per Calogero Sanfilippo (1976), Maria Sanfilippo, tredici anni e sei mesi a Marianna Sanfilippo intesa Annina, tredici anni e quattro mesi ad Ignazio Zuccala’ (senza il riconoscimento dell’aggravante di mafia), dodici anni e due mesi per Samuel Fontana con l’aggravante di mafia, otto anni e sei mesi per Calogero Sanfilippo (1991), otto anni ad Antonino Ianni’, sette anni e sei mesi per Vincenza Galati, Ivan Dario Ianni’, Vincenzo Ianni’ e Rocco Di Dio, sette anni a Rosangela Farchica, Ilenia La Placa, cinque anni e un mese a Bartolomeo La Placa, quattro anni e otto mesi a Giovanni Di Pasquale, tre anni e nove mesi per Sandra Santa Aleruzzo, un anno e quattro mesi a Marianna Sanfilippo (1985) con pena sospesa e non menzione e un anno per Francesco Lo Cicero sempre con pena sospesa e non menzione. L’assoluzione per gli unici capi di imputazione che li riguardavano è arrivata per Salvatore Ridolfo Nicastro e per Bruno Berlinghieri.
Il collegio penale ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore del Ministero dell’interno, costituito per il tramite dell’Avvocatura dello Stato, con il legale Giuseppe Laspina, che come i pm della Dda nissena aveva concluso per il riconoscimento della piena responsabilità di tutti gli imputati. La vasta indagine fu condotta sul territorio dai carabinieri del reparto territoriale di Gela, che hanno dovuto affrontare il timore delle tante vittime delle richieste estorsive, restie ad ammettere i fatti, pure nel corso del dibattimento. Le difese, nelle loro conclusioni, hanno escluso l’esistenza di una vera e propria organizzazione di mafia. Venne fatta luce sugli omicidi di Benedetto Bonaffini e Luigi La Bella, che risalgono al periodo a cavallo tra anni ’80 e ’90 e che vengono contestati ai capi dei Sanfilippo ma nel procedimento in abbreviato. Gli inquirenti sono certi della disponibilità di armi e di contatti ben avviati con i calabresi, sempre per la droga. Il procedimento è stato seguito, per l’accusa, dai pm della Dda nissena, Davide Spina e Claudia Pasciuti.