Gela. Avrebbero messo su una filiera dello spaccio di droga in città, soprattutto per la cocaina, capace di essere alimentata anche durante il lockdown. Questa mattina, in abbreviato, davanti al gup del tribunale Francesca Pulvirenti, la richiesta di condanna più pesante è stata avanzata per Francesco Scicolone. Il pm Luigi Lo Valvo ha concluso indicando una pena di dodici anni di detenzione. Sono centinaia i capi di imputazione concentrati su Scicolone, che avrebbe gestito lo spaccio pure dalla sua abitazione. Fu tra le figure principali seguite dai poliziotti del commissariato nell’inchiesta “Smart working”. Scicolone è difeso dal legale Rosario Prudenti, che nel suo intervento ha cercato di ridimensionare il ruolo dell’imputato. Sei anni di detenzione sono stati chiesti per Giacomo Tumminelli, altro imputato nei cui confronti si concentrano molteplici capi di accusa, sempre per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Nell’indagine fu coinvolto inoltre Salvatore Azzarelli, per il quale la richiesta della procura è di quattro anni e quattro mesi. Tumminelli e Azzarelli sono difesi dal legale Davide Limoncello, che a sua volta ha esposto le proprie conclusioni. Il patteggiamento è stato autorizzato per Giovanni Bonelli (con il legale Rosario Prudenti), a tre anni di detenzione. Una richiesta di patteggiamento è stata avanzata infine rispetto a Marco Ferrigno, con l’avvocato Cristina Alfieri. Il gup emetterà le decisioni ad inizio febbraio.
Nella stessa indagine sono coinvolti altri imputati, in uno dei filoni processuali ancora davanti al gup. Si tratta di Emanuela Desireè Ferrigno, Giuseppe Schembri, Antonino Seca Curvà, Anna Maganuco e Giovanni Simone Alario. Anche le loro posizioni verranno valutate ad inizio febbraio. Sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Rosario Prudenti, Nicoletta Cauchi, Francesco Enia e Davide Limoncello.