Gela. Al culmine di una lite, accoltellò il padre della compagna. L’uomo riportò ferite, comunque non gravi. L’operaio gelese Giacomo Ascia venne condannato, poi in via definitiva, a tre anni e quattro mesi di reclusione. Il tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha concesso l’affidamento in prova al servizio sociale. In sostituzione della pena, si occuperà di attività di volontariato e sociale. I fatti si verificarono a Mestre. Al culmine di un’accesa discussione con una familiare della compagna, si verificò il ferimento del padre della donna, intanto intervenuto. Ascia non aveva precedenti penali e nel periodo successivo non ha mai commesso reati. Ha lavorato e vive in città, con i figli e la compagna. I giudici veneziani hanno accolto la richiesta del difensore, l’avvocato Rocco Cutini.
Sono stati individuati tutti i presupposti per concedergli il beneficio, indicato dalla difesa. Nel giudizio venne confermato il tentato omicidio ma fu riconosciuta la provocazione e ad Ascia vennero concesse le attenuanti. La pena iniziale delineata dalla procura di Venezia era più elevata. La difesa sostenne che l’operaio si difese da una precedente aggressione. Nel nucleo familiare, adesso, c’è stata una riappacificazione, che ha ulteriormente convinto i magistrati veneti.