Gela. “Non ho mai chiesto soldi in cambio di processi aggiustati. Erano solo crediti che vantavo nei confronti di due imprenditori”. Il quarantasettenne Nicolò Cassarà, già titolare di una cava d’inerti, si è difeso
davanti al magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Gabriele Paci. L’ha fatto durante un interrogatorio chiesto dallo stesso indagato e dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Giovanni Lomonaco.
L’imprenditore quarantasettenne venne arrestato, insieme al quarantaseienne Roberto Di Stefano e al trentatreenne Davide Pardo, lo scorso giugno a conclusione di un’indagine che avrebbe permesso ai magistrati della Dda nissena e agli agenti di polizia della mobile di Caltanissetta e del commissariato di via Zucchetto di bloccare la riorganizzazione del gruppo mafioso dei Rinzivillo in città.
“I servizi segreti? Non ho mai detto di farne parte – ha precisato ancora – sono montature. Ho solo chiesto il denaro che mi spettava”. Cassarà, al pari di Roberto Di Stefano e Davide Pardo, rimane detenuto nel carcere di Caltanissetta dopo il suo trasferimento dalla Puglia, dove venne arrestato. Dopo il confronto con il magistrato, l’avvocato Lomonaco potrebbe presentare un’istanza per far ottenere al suo assistito una misura alternativa al carcere.