Il “sistema” Rinzivillo…professionisti, faccendieri e insospettabili a suo servizio: una Lotus sequestrata e i pizzini per minacciare le vittime

 
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Gela. Oltre un anno interamente dedicato a seguire le mosse del nuovo boss.


I pizzini per intimidire. Salvatore Rinzivillo, in base a quanto emerge dalle indagini “Extra Fines” e “Druso”, aveva deciso di mettersi sulle spalle le sorti della famiglia. Dal traffico di droga alle estorsioni passando per rapporti con faccendieri e professionisti romani, già comparsi nella maxi inchiesta “Mafia Capitale”. Per il presunto boss, la corruzione era quasi un fattore naturale. Così si sarebbe espresso durante il dialogo con un suo interlocutore. Il capo, però, non avrebbe messo da parte neanche i sistemi tradizionali, a cominciare dai pizzini. “Siamo giunti ad avere ogni tuo movimento – c’era scritto su un pizzino lasciato sul bancone del Caffè Veneto – adesso ascolta bene perché non ci piace ripetere: chiama chi hai fottuto entro 4 giorni e fai il piano di rientro…Ps. non puoi fottere i siciliani. Sei un bersaglio facile notiamo che ridi spesso”. In questo modo, Rinzivillo e i suoi esattori avrebbero minacciato il titolare del prestigioso locale romano, che avrebbe dovuto sanare un debito da circa 180 mila euro accumulato da due familiari. Per farlo cedere, gli avrebbero anche danneggiato il locale, lasciandogli la carcassa di un uccello nel banco frigo. Salvatore Rinzivillo, fratello degli ergastolani Antonio e Crocifisso, era tornato in libertà nel 2013. Da allora, avrebbe iniziato a consolidare i suoi affari, prima a Roma e poi anche a Gela, dove ritornava spesso soprattutto dopo il blitz “Malleus”, che aveva contribuito a bloccare la riorganizzazione della famiglia.

Le aziende “vicine”. In città, gli interessi del clan si sarebbero concentrati intorno a due settori di riferimento, quelli dell’ingrosso ittico e dell’ortofrutta. Sotto sequestro sono finiti l’intero capitale sociale della Ittica San Francesco, di Angelo e Carmelo Giannone, circa centomila euro che sarebbero stati investiti nella stessa societa’. Rinzivillo aveva deciso di estendere il commercio all’ingrosso di pesce ed ortofrutta, tanto da prendere contatti con altre province siciliane. Per gli inquirenti, avrebbe avuto rapporti diretti con Giuseppe Guttadauro e il figlio Francesco, del mandamento palermitano di Brancaccio. Proprio Giuseppe Guttadauro è fratello di Filippo Guttadauro, cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro. Non solo la Sicilia, ma anche il nord Africa, con uno dei mercati principali, quello del Marocco. Ma Salvatore Rinzivillo si sarebbe fatto sentire anche tra i box dei più importanti mercati ortofrutticoli italiani, a cominciare dal Centro Agroalimentare Romano, imponendo prezzi e forniture, attraverso società controllate. Nel corso delle indagini, sotto sequestro è finita anche una potente Lotus, formalmente intestata ad un prestanome ma nella disponibilità, secondo gli investigatori, proprio di Salvatore Rinzivillo.

Pignatone contro il “teorema” Rinzivillo. “La corruzione non è inevitabile – ha detto in conferenza stampa il procuratore capo di Roma Francesco Pignatone – respingiamo in toto tutto quello che emerge dalle dichiarazioni di Salvatore Rinzivillo, intercettate nel corso delle indagini”. Il “sistema” Rinzivillo è maturato nel corso di mesi di indagini, condotte dai poliziotti del commissariato e da quelli della mobile di Caltanissetta, insieme al Gico della Guardia di Finanza, tutti coordinati dai pm di Roma e da quelli della Dda di Caltanissetta.

Gli insospettabili. Il presunto nuovo capo si sarebbe servito anche di veri e propri insospettabili, soprattutto in città. Tra gli arrestati, c’è il sessantaduenne Filippo Guarnaccia che avrebbe favorito l’acquisizione di appalti e lavori, andati ad aziende vicine a Rinzivillo. Uno spaccato economico che da Roma si allungava verso Gela e viceversa. Soldi che il gruppo faceva arrivare anche dal traffico di droga. In Germania, Rinzivillo avrebbe potuto contare su un gruppo di gelesi, da tempo residenti a Colonia e Karlsruhe, capace di muovere diverse partite di droga. Uno scacchiare fitto e sempre in movimento, quello costruito da Salvatore Rinzivillo che avrebbe avuto contatti e rapporti con i principali mandamenti siciliani, fino ad arrivare a quelli americani. Le spalle gliele avrebbero guardate anche due carabinieri, finiti a loro volta nell’inchiesta. I militarti avrebbero passato informazioni riservate al boss e ai suoi uomini di fiducia. L’amministrazione comunale, con il sindaco Domenico Messinese, ha già preannunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nel successivo procedimento penale.

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