Roma. Nuovamente in carcere un presunto boss di Cosa Nostra. Salvatore Rinzivillo ed altre 36 persone sono stati arrestati nell’ambito di una doppia operazione della Guardia di Finanza, carabinieri e della polizia fra Roma, la Sicilia e altre regioni.
Scoperti nuovi affari del clan mafioso dei Rinzivillo. L’operazione coordinata dalle Procure antimafia di Roma e Caltanissetta, condotta da polizia, carabinieri e guardia di finanza, ha portato in carcere Salvatore Rinzivillo, 57 anni, scarcerato nel 2013 dopo aver scontato una condanna per mafia, fratello di due ergastolani rinchiusi al “41 bis” e da tempo residente nella Capitale, insieme a vari personaggi accusati di complicità negli affari del clan.
La rete di affari
Tra questi un avvocato romano, Giandomenico D’Ambra, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e considerato da inquirenti e investigatori «l’archetipo della cosiddetta zona grigia» di contiguità tra i boss e il mondo delle professioni. Nell’elenco degli arrestati ci sono anche due carabinieri; l’accusa, per loro, è di accesso abusivo alle banche dati delle forze dell’ordine, da cui attingevano notizie riservate e passate ai Rinzivillo. Uno dei due è anche indiziato di aver svolto sopralluoghi finalizzati a un’estorsione ai danni del titolare di un bar di via Veneto. Tra i principali complici di Rinzivillo c’è un altro siciliano trapiantato a Roma, Santo Valenti, imprenditore nel ramo ortofrutticolo che, secondo l’accusa, faceva pesare nei suoi rapporti al Centro agroalimentare romano la sua ostentata amicizia con il boss. L’indagine ha svelato una rete di affari del clan di Cosa nostra estesa, oltre che nella capitale, anche al Nord Italia (soprattutto in Lombardia) e all’estero. In Germania Rinzivillo aveva stabilito rapporti per impiantare un traffico di droga, ed era riuscito ad avviare contatti con il latitante della ‘Ndrangheta calabrese Antonio Strangio, titolare del ristorante dove nel 2007 avvenne là stage di Duisburg.