Gela. “Prima ho rischiato di morire sotto il sole cocente, in attesa di una risposta. Adesso, invece, sto lentamente morendo all’interno della mia stessa casa”. L’imprenditore Emilio Missuto, dopo la plateale protesta
che lo ha visto protagonista di un presidio spontaneo durato tre mesi davanti al palazzo di giustizia, attende ancora che il suo caso possa, finalmente, risolversi.
“Ho deciso d’interrompere la protesta – spiega – nella speranza che le rassicurazioni giunte dalla prefettura e dal ministero potessero aiutarmi veramente a dare una svolta. Allo stato attuale, però, non so più cosa fare o dire”.
I funzionari ministeriali, infatti, non hanno ancora definito tutti i particolari della pratica avviata dal gruppo edile dell’imprenditore. Tra conteggi effettuati in maniera non del tutto corretta e responsabilità scaricate da un ente all’altro, l’imprenditore attende la liquidità economica che gli permetterebbe di ripartire.
“Nella peggiore delle ipotesi – ammette Missuto – sono creditore nei confronti dello stato di oltre cinquecentomila euro. Se i calcoli venissero effettuati in base ai coefficienti indicati nella documentazione da noi sottoscritta al momento dell’avvio dei lavori, dovrei ricevere addirittura oltre un milione di euro”.
A questo punto, l’imprenditore attende lumi da Roma. “Sono veramente in difficoltà – conclude Missuto – e devo affrontare una procedura di pignoramento che si sta ripercuotendo sui beni della mia famiglia. Tutto questo è vergognoso”.
Nelle scorse settimane, proprio l’imprenditore ha dovuto ricevere nella sua abitazione l’ufficiale giudiziario incaricato di pignorare una parte dei beni davanti all’impossibilità di rispondere alle richieste, sempre più pressanti, delle banche creditrici.