Gela. La società Rete Ferroviaria Italiana dovrà rispondere
anche come responsabile civile per la morte degli operai Antonio La Porta, Vincenzo Riccobono e Luigi Graziano, travolti, tre anni fa, da un treno regionale che transitava lungo la tratta Gela-Licata, tra le contrade Carrubba e Burgio.
La morte degli operai. Il giudice Miriam D’Amore ha accolto le richieste avanzate, prima dell’apertura del dibattimento, dall’avvocato Salvatore Cutraro, che rappresenta l’Associazione Mutilati e Invalidi del lavoro, ora costituita parte civile. Il dibattimento dovrebbe aprirsi alla prossima udienza, fissata per novembre. A processo, dopo il rinvio a giudizio dello scorso luglio, ci sono l’ex a.d. di Rete ferroviaria Michele Mario Elia, Rosario Ciluffo, già responsabile della tratta Canicattì-Gela, il responsabile della direzione tecnica Giovanni Costa, Andrea Cucinotta, della direzione territoriale di Palermo, il dirigente della direzione di Caltanissetta Concettina Vitellaro, il capo impianto del reparto lavori Pietro Messina, il capo reparto pianificazione dell’unità di Palermo Carmelo Lapaglia, il dirigente della sala di coordinamento Pietro Muscolino e la stessa società Rfi. I legali di difesa si sono opposti alla richiesta di costituzione di parte civile formulata dall’Associazione Mutilati e Invalidi del lavoro, ritenendola intempestiva. Il pm Antonio D’Antona, invece, ha sostenuto le richieste avanzate in aula. In base alle accuse, ci sarebbe stata un’errata gestione della rete e dei collegamenti dietro a quanto accaduto nel luglio di tre anni fa. I primi testimoni verranno sentiti a novembre. I familiari dei tre operai morti non si sono costituiti parti civili. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Maurizio Buggea, Francesco Bertorotta, Fabrizio Biondo, Vincenzo Lo Re, Giuseppe Scozzari, Paolo Spanti, Giovanni Spada e Francesco Crescimanno.