I grillini vanno isolati, Cascino, “vogliono la sfiducia ma sono una minoranza…non rappresentano la città”

 
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Gela. All’ombra di una sfiducia, mai veramente sbocciata, non

c’è soltanto il flop politico di chi ha preannunciato per mesi di voler mandare a casa la giunta, per poi fare un passo indietro, come accaduto ai forzisti, ma sembra maturare una vera e propria strategia, che anzitutto mira a isolare il Movimento cinque stelle.

“Una minoranza vuole sfiduciare la giunta”. Non solo il sindaco Domenico Messinese, che ha appena apostrofato pesantemente i grillini, ritenuti “più inopportuni di chi parla di corda in casa dell’impiccato”, ma la sfuriata arriva anche dal capogruppo di DiventeràBellissima Vincenzo Cascino, uno degli uomini di fiducia del candidato a Palazzo d’Orleans Nello Musumeci. “E’ assurdo che proprio i cinquestelle, a cominciare da quelli del gruppo consiliare, parlino di firme, dopo tutto quello che è accaduto – dice – secondo loro, la sfiducia è giustificata da una specie di mandato che gli sarebbe stato conferito da cinquemila cittadini, tra i firmatari della petizione. Ma questa città, se non sbaglio, conta oltre sessantamila abitanti. Quindi, a sfiduciare una giunta, con tutto quello che ne consegue, dovrebbe essere un’esigua minoranza, capeggiata dai grillini?”. Cascino, tra gli attuali leader del centrodestra locale, da tempo impegnato a tirare le fila di una trattativa che potrebbe anche condurre ad un “patto di programma” con il sindaco Domenico Messinese e i suoi assessori, spara proprio sui cinquestelle e sembra non farlo a caso. Il gruppone di centrodestra, ad eccezione degli ondivaghi forzisti, non è mai stato attirato nell’agone della sfiducia immediata al sindaco e alla giunta. Anzi, vorrebbe proprio evitarla, almeno fino a dopo l’esito elettorale di novembre. Quello potrebbe essere uno snodo politico quasi decisivo per le sorti del centrodestra locale che, nel caso di vittoria di Musumeci, potrebbe diventare la sponda politica più adatta sulla quale far adagiare la giunta, ovviamente però a condizione di un patto complessivo.

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