Gela. “Non ho mai avuto problemi. Ricordo che passavano
dai nostri terreni e chiedevano se c’era la possibilità di portare via la plastica vecchia. Non mi hanno mai imposto nulla”.
“Prelevavano la plastica e andavano via”. Continuano ad essere sentiti, davanti al collegio penale del tribunale, gli imprenditori agricoli, titolari di aziende nell’area compresa tra Bulala e Mignechi, lungo la fascia trasformata. Sono stati chiamati a testimoniare nel dibattimento che si sta celebrando contro Vincenzo Trubia, Davide Trubia, Rosario Trubia, Luca Trubia, Simone Trubia, Rosario Caruso, Ruggero Biundo e il ventiseienne Rosario Trubia. Vennero tutti coinvolti nel blitz antimafia “Redivivi”, con l’accusa di aver imposto un vero e proprio monopolio nel settore della raccolta della plastica e in quello delle guardianie, proprio nelle aree rurali al confine con la provincia ragusana. “Devo dire che erano gentili – ha spiegato uno dei testimoni – prendevano la plastica e andavano via. Io non ero sempre presente in azienda, ma ricordo che non c’è mai stato nessun problema. La guardiania? Venne un certo Ruggero, dicendomi che stava controllando la zona e, dietro un’offerta volontaria, iniziò a controllare anche la nostra azienda”. Nel corso dell’esame dei testimoni, il pm della Dda Luigi Leghissa ha ricostruito un furto, subito dai uno dei titolari delle aziende ascoltato in aula. “Il danno fu di circa settemila euro – ha detto l’operatore agricolo – il sistema di telecamere non era buono. Le immagini non ci permisero di risalire all’identità dei ladri. Ho conosciuto Davide Trubia e dopo quel furto lo contattai. Per la guardiania, pagavo circa sessanta euro al mese. Chiedevano un’offerta per controllare le aziende ed evitare furti e danneggiamenti. Minacce dai Trubia? Non ne ho mai subite. Davide Trubia non fece mai riferimento alla sua famiglia”. I testimoni hanno risposto anche alle domande dei legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi. Parti civili sono l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco, il Comune, rappresentato dall’avvocato Anna Gambino, l’associazione Codici e quattro operatori che sarebbero stati vittime delle presunte imposizioni dei Trubia, al punto da dover lasciare le contrade Bulala e Mignechi, spostandosi in altre zone per raccogliere la plastica dismessa. Gli operatori minacciati sono in giudizio con l’avvocato Giovanni Bruscia. In aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Silvia Passanisi e Marica Marino, si tornerà ad ottobre.