La mitraglietta dopo il dissidio in discoteca, indagati non parlano davanti al gip

 
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I pm e i poliziotti che hanno condotto l'inchiesta

Gela. Hanno scelto di non parlare, davanti al gip del tribunale. Gli indagati nell’inchiesta “H24 store” si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Una decisione che ha indotto al silenzio il trentanovenne Giuseppe Di Noto, assistito dal legale Rosario Prudenti. La sua è la posizione principale in questa costola investigativa, coordinata dai pm della procura e condotta dai poliziotti del commissariato e della squadra mobile di Caltanissetta. E’ accusato di aver agito per la disponibilità di una mitraglietta. L’arma, secondo gli investigatori, doveva essere la precauzione necessaria contro un’eventuale ritorsione del gruppo facente capo a Giuseppe Tasca, considerato il nuovo boss della famiglia Rinzivillo. L’origine del conflitto sarebbe da collegare ad un dissidio, pare maturato durante una serata in discoteca, nella zona di Marina di Ragusa. Non ha parlato neanche un altro indagato, Carmelo Ascia, assistito dal legale Marco Granvillano. Domani, a Brescia, sarà sentito Massimo Curvà, ritenuto l’armiere del gruppo, capace di rendere più efficiente la mitraglietta, ad oggi non ritrovata dagli investigatori. Curvà è assistito dal legale Carmelo Tuccio ed è detenuto al pari di Di Noto e Ascia.

Non ha parlato Tiziano Iraci, attualmente ai domiciliari, difeso dal legale Flavio Sinatra. Secondo gli inquirenti, avrebbe messo a disposizione l’area rurale nella quale sarebbe stata occultata l’arma, probabilmente acquistata in una sorta di mercato parallelo. E’ ai domiciliari infine Rocco Dylan Azzolina, assistito dall’avvocato Flavio Sinatra.

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