Il dissidio in discoteca e la mitraglietta: “Gruppi pericolosi, intercettazioni essenziali”

 
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I pm e i poliziotti che hanno condotto l'inchiesta

Gela. L’indagine ribattezza “H24 store” è molto più ampia e si “muove su due step”. Gli indagati avevano a disposizione una mitraglietta, “un’arma da guerra”. Tremila euro per difendersi ed evitare “ripercussioni dal gruppo di Giuseppe Tasca”, considerato nuovo reggente del clan Rinzivillo e arrestato nel blitz “Ianus”. Tutto parte da un “dissidio” in una discoteca del ragusano. Per gli investigatori, sarebbe stato Giuseppe Di Noto a muoversi per l’arma, “così eventualmente da difendersi” da eventuali ripercussioni. “C’era stata la percezione del pericolo”, ha spiegato il procuratore capo Salvatore Vella. L’arma venne provata contro un’auto e “si stupirono dell’efficacia”. I pm della procura, i poliziotti del commissariato e quelli della mobile nissena, hanno condotto un’attività di inchiesta assai più ampia, per altri capi di imputazione a breve al vaglio del gip. “È un contesto di forte permeabilità tra famiglie di mafia e gruppi della criminalità ordinaria”, ha continuato il procuratore Vella. I poliziotti coordinati dal dirigente Felice Puzzo hanno monitorato un ambito fatto di “criminalità ancora molto pericolosa”, imperniata sull’affare della droga. La mitraglietta arriverebbe da un mercato illegale. Gli indagati avrebbero cercato di potenziarla. Non è stata ancora ritrovata ma “le intercettazioni sono chiare si sentono lo scarrellamento e i colpi”. L’esperto armaiolo sarebbe stato Massimo Curva’, arrestato a Brescia. “Un metalmeccanico assai abile che dava suggerimenti al gruppo”. Insieme a Di Noto e allo stesso Curva’, un provvedimento di custodia cautelare in carcere è stato emesso per Carmelo Ascia, da poco condannato in appello per i fatti della rapina all’esercente Nunzio Di Pietro. Ai domiciliari invece Rocco Azzolina e Tiziano Iraci, anche loro secondo gli investigatori con un ruolo nell’intera vicenda.

Ad occuparsi dell’inchiesta, coordinandola per conto della procura, è stato il pm Luigi Lo Valvo. Gli inquirenti stanno da tempo sondando il mercato parallelo delle armi, in città. Confermano una certa facilità ad averne a disposizione, anche da parte di giovani. Una capillarità che preoccupa e che per gli inquirenti va prevenuta pure con lo strumento delle intercettazioni. “Fondamentali per inchieste così importanti”, è stato riferito dal procuratore Vella. Chiaro il rimando al dibattito nazionale che ancora una volta mette in discussione questa soluzione investigativa. Gli indagati verranno sentiti dal gip, per gli interrogatori di garanzia.

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