Gela. Nelle ultime settimane, si sono susseguiti gli interventi pubblici a garanzia dell’accordo di programma per l’area di crisi locale. Il ministro Adolfo Urso, senza timore di smentita, ha riferito che sarà prorogato nuovamente. La scadenza finale, sulla base dell’atto integrativo del settembre di due anni fa, è fissata per domani. Il 23 ottobre, infatti, è il termine ultimo. Sia in sede di gruppo di coordinamento e controllo sia a livello ministeriale, si ritiene che i fondi rimanenti, per circa ventuno milioni di euro, non saranno persi. Ministero e Regione, fino ad oggi, hanno sempre confermato il budget destinato ai progetti di rilancio del territorio, alternativi a quelli di Eni. Dopo due avvisi, entrambi coordinati da Invitalia, il “borsino” parziale segna solo un investimento concretizzato, per il ciclo del packaging. Nel secondo step ancora in essere sono “cinque le proposte in istruttoria” e una ha ottenuto tutti i sì per il finanziamento. Per il resto, nient’altro. Alla riunione del gruppo di coordinamento e controllo, tenutasi un mese fa, hanno partecipato il sindaco Di Stefano e l’assessore Franzone. L’amministrazione comunale vorrebbe concretizzare progetti per coprire integralmente il fondo da ventuno milioni, per il momento quasi del tutto inutilizzato. I progetti scarseggiano, come sottolineato dai funzionari regionali. I tempi sono spesso lunghi nelle attività istruttorie e manca uno sportello locale dedicato alle imprese e ai gruppi intenzionati ad investire. La legge 181 non pare lo strumento migliore per incrementare le proposte progettuali. Domani sarà l’ultimo giorno dell’accordo di programma.
A dieci anni dalle intese per la riconversione del sito Eni, gli investimenti alternativi non si sono visti. Perdere i ventuno milioni sarebbe l’ennesima beffa che probabilmente il governo regionale e quello nazionale cercheranno di evitare. Il bilancio attuale non è favorevole e l’impalcatura normativa dovrà essere rivista in profondità, per cercare di dare aperture ai progetti.