Gela. Parafrasando il più famoso romanzo di Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”, potremmo dire che ieri sera invece Cristo si è fermato fuori dall’Aula.
Il crocifisso non verrà esposto nella casa del Consiglio Comunale, così ha deciso la maggioranza “alternativa” dei consiglieri comunale che con 14 voti contro 10 ha bocciato la proposta che arrivava dalla meloniana Sara Cavallo.
Ma più che l’esito della mozione che ha visto la totalità del civico consesso, 24 consiglieri su 24, lanciarsi in un dibattito di oltre un’ora e mezza condito da crisi di coscienza, citazioni dotte e una lunga sfilza di interventi, ciò che resta è la domanda più importante.
Era davvero necessaria una mozione del genere? In oltre 70 anni di storia politica cittadina il crocifisso non è mai entrato in aula consiliare né tanto meno nessuno si è mai posto il problema della sua presenza.
Ieri invece, nell’Anno Domini 2024, si è sentita la necessità di un dibattito ai limiti del surreale che, a tratti, ha ricordato le schermaglie tra don Camillo e Peppone, degli indimenticati racconti di Guareschi.
Il problema è che non siamo negli anni 50 e che forse dedicare una seduta di consiglio comunale regolarmente retribuita a un argomento del genere, con tutto il rispetto per le sensibilità religiose di tutti, poteva anche essere evitato.
Ma veniamo alla cronaca di ieri. L’assise civica, chiamata a pronunciarsi sul tema a seguito di una mozione del consigliere FdI Sara Cavallo, qualche crisi di “coscienza” l’ha determinata.
Alcuni consiglieri, come i pentastellati Lupo e Tomasi e il dem Orlando, hanno sostenuto la mozione, richiamandosi ai loro valori cristiani, mentre dal lato della minoranza, Grazia Cosentino e Antonella Di Benedetto, hanno respinto la proposta, ribadendo che il focus dovrebbe essere sul credo, non sul simbolo. Nonostante il sostegno del centrodestra, la mozione è comunque crollata.
Al termine della seduta, visibilmente delusa, Sara Cavallo ha criticato quella che ha definito una campagna populista contro Fratelli d’Italia, accusato di strumentalizzare il crocifisso per fini politici. E anche per questo motivo, anche il presidente d’aula Paola Giudice ha sentito il bisogno di intervenire – fatto abbastanza inusuale – per ribadire che un’istituzione laica deve rispettare tutte le religioni.
Dopo la votazione, probabilmente stremati dal lungo dibattito “teologico”, diversi consiglieri hanno abbandonato l’aula, facendo cadere il numero legale ed impedendo la discussione della seconda mozione all’ordine del giorno. Per la collocazione dei cestini per i rifiuti e per le deiezioni canine bisognerà aspettare. L’augurio è che dopo questa parentesi spirituale, il consiglio torni presto a occuparsi di problemi più… “terreni”.
Sono scioccato. Non credevo che a Gela si potesse arrivare a tanto. Adesso allora abolite tutte le feste patronali e che il sig SINDACO non si presenti in prima fila con la fascia da “CAPITANO” durante le celebrazioni. Secondo il ragionamento che avete fatto in aula non sono inclusive nemmeno quelle. Ridicoli. Il prossimo passo sarà cambiare nome a GELA …. magari chiamandola GELHAAALLA’
Le nostre radici sono cristiane , e i simboli hanno la loro importanza ,, tantissimi politici partecipano alle processioni religiose del culto Mariano e del venerdì santo perche` lo stupore del dibattito