Bancarotta in un importante consorzio di aziende, crisi dopo appalti milionari: un’assoluzione

 
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Gela. Assolto per non aver commesso il fatto. Si è chiuso così il complesso dibattimento scaturito dall’ipotesi d’accusa di bancarotta, mossa all’ingegnere Paolo Licata, che fu tra i riferimenti di un importante consorzio di aziende, con appalti pubblici di rilievo, dai lavori di Metropolitana milanese e fino a quelli di Aeroporti di Puglia. Per la procura, avrebbe orchestrato il fallimento, attraverso precise decisioni manageriali. I due amministratori che si succedettero avevano già patteggiato. La difesa dell’ingegnere, sostenuta dal legale Angelo Licata, invece, ha voluto affrontare il dibattimento. La procura, con il pm Fabrizio Furnari, ha concluso richiedendo una pesante condanna. Il legale dell’imputato ha invece ripercorso dettagliatamente le vicende del consorzio e le sofferenze finanziarie che iniziarono a susseguirsi, causate da amministrazioni pubbliche spesso in ritardo con i pagamenti dei lavori, intanto eseguiti dalle aziende consorziate. La difesa ha ribadito che l’ingegnere Licata non ottenne alcun vantaggio personale dalla fine di quell’esperienza, anzi ci furono contraccolpi consistenti, anzitutto economici.

Sono stati richiamati paralleli procedimenti civili, scattati pure a seguito di decreti ingiuntivi. Per la difesa, il compendio documentale ha confermato che l’intenzione di Licata fu quella, fino alla fine, di mantenere in piedi il consorzio, nel tentativo di recuperare crediti milionari. Una ricostruzione che il collegio penale del tribunale ha accolto, pronunciando l’assoluzione.

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