Paziente morì, era stato trasferito: accuse ai medici, chiesto il rinvio a giudizio

 
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Gela. Un sessantenne morì, secondo le contestazioni probabilmente per le conseguenze di un’ischemia non accertata in tempo utile. Quattro anni fa, l’uomo non ce la fece e spirò in una struttura sanitaria di Messina. Secondo i pm della procura, però, qualcosa non andò per il verso giusto durante gli accertamenti condotti all’ospedale “Vittorio Emanuele”. Stando alle accuse, le conseguenze dell’ischemia sarebbero forse state sottovalutate dai medici che non avrebbero proceduto al trasferimento del paziente, in tempi stretti. I primi sintomi lamentati dal sessantenne emersero nell’agosto di quattro anni fa quando si recò al pronto soccorso. La morte, nella struttura messinese, arrivò invece a novembre. I pm della procura hanno chiesto il processo per quattro medici, allora impegnati nel nosocomio di Caposoprano. Si tratta di Clelia Cipolla, Giuseppe Tumino, Maria Cristina Di Marco e Lilia Granvillano. Avrebbero responsabilità rispetto al successivo decesso del paziente. Conclusioni che i legali di difesa respingono, ritenendo che non sia possibile individuare una connessione tra gli imputati e il successivo accadimento. Alla base delle imputazioni ci sono le risultanze di una perizia.

I familiari del paziente morto sono parti civili, rappresentati dall’avvocato Francesco Antille, che sostiene la linea della procura tesa al rinvio a giudizio. I medici sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Riccardo Balsamo, Giovanna Zappulla, Davide Ancona. La decisione del gup è prevista per gennaio.

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