Porto, Di Stefano: “Soldi non sono nè della Regione nè di Eni, servono risultati tangibili”

 
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Il sindaco Terenziano Di Stefano

Gela. Le incombenze amministrative non mancano sul tavolo del sindaco Terenziano Di Stefano, nonostante siano inframmezzate da inevitabili riflessioni politiche volte a coprire da subito i due posti vuoti in giunta, conseguenza delle dimissioni degli ormai ex assessori Arancio e Favitta. A tenere banco, in modo insistito, è l’eterno porto rifugio. La scorsa settimana, il governo regionale ha dato il via libera all’accordo attuativo per i lavori. Potrebbe essere un passo importante, anche se prima di tutto va vagliato il progetto definito dall’Autorità portuale della Sicilia occidentale. Il sindaco ha preferito mantenere un profilo basso sulla vicenda, memore dei tanti annunci del passato, spesso finiti nel dimenticatoio. “Non mi interessa capire di chi siano i meriti né voglio entrare in questo clima di esaltazione – precisa – una cosa però va sottolineata. I soldi non sono tre milioni seicentomila euro, come dice il presidente Schifani, ma sono oltre cinque milioni. La differenza, circa due milioni, purtroppo nel tempo è stata usata dal dipartimento della protezione civile per interventi praticamente inutili. Confermo che non si tratta di somme né di Eni né della Regione. Sono soldi della città. Il protocollo è della città. Se Eni e la Regione vogliono intervenire con loro stanziamenti, che ben venga. Ma questo è un punto che va precisato molto bene”. Il sindaco sta aspettando che l’Autorità portuale renda noto il progetto dei lavori di escavo e non solo: dovrebbero assorbire un ammontare non inferiore ai quaranta milioni di euro. “Sono stanziamenti che toccano all’Autorità”, precisa.

In giornata, sia il senatore M5s Pietro Lorefice sia il comitato pro porto hanno espresso prudenza, senza tralasciare i ritardi accumulati nel tempo, anzitutto dalla Regione. Il civico Di Stefano preferisce non allinearsi alle sollecitazioni del governo regionale di centrodestra e valuterà solo i “risultati tangibili” per un porto impraticabile ormai da anni.

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