Gela. Il flop del maxi progetto Agroverde ha lasciato un buco
enorme, con una vasta estensione territoriale, tra le contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio, spianata e abbandonata al proprio destino.
La fitodepurazione delle acque. Un danno che difficilmente potrà trovare immediato riparo. “Ci vorranno decenni, se non di più – dice Emilio Giudice – per poter riutilizzare quelle aree a scopo agricolo. Credo si debba pensare ad altro, non a maxi progetti che lasciano il tempo che trovano”. Così, Giudice, tra i responsabili della Riserva orientata Biviere, lancia una proposta, già illustrata all’allora candidato a sindaco Domenico Messinese. “L’amministrazione comunale conosce quest’idea – dice – quell’area, qualora venisse acquisita per intero dal Comune, potrebbe diventare un punto di riferimento molto importante con l’obiettivo di realizzare un grande impianto di fitodepurazione delle acque che arrivano dall’impianto di Macchitella e da quello consortile. Dopo il processo di fitodepurazione, l’acqua può essere utilizzata nei campi. Conosciamo molto bene lo stato deficitario delle dighe del territorio e la scarsità d’acqua che danneggia enormemente gli operatori locali. E’ un progetto sostenibile che va a rispettare il piano di gestione. Le serre da alimentare con il fotovoltaico, in base all’originario progetto Agroverde, erano praticamente impossibili da gestire. Per mantenere un sistema produttivo di quel tipo sarebbe stata necessaria una disponibilità d’acqua che in questo territorio non c’è, non esiste”.
“Perchè il Comune ha espropriato per conto di un privato?”. Giudice, peraltro, solleva non pochi dubbi su un progetto che rischia di lasciare una ferita enorme, sia in una vasta area del territorio deturpata sia nelle casse del Comune. “Non capisco perché l’ente comunale sia intervenuto in questo procedimento effettuando espropri per conto di un privato intenzionato a realizzare un proprio progetto produttivo – aggiunge – perché, invece, tutto questo non si è verificato nella zona del Biviere, che è sottoposta a vincoli e dove conviviamo con agglomerati che impediscono il risanamento complessivo. Perché non ci sono stati gli espropri a tutela di un vero interesse pubblico?”. Un presunto maxi investimento, quello di Agroverde, che sarebbe nato sotto i peggiori auspici. “Ci sono state evidenti forzature delle procedure in una zona, comunque, sottoposta a vincoli Iba – conclude – adesso, vogliono modificare per intero il progetto. A questo punto, però, sarà necessaria una nuova valutazione d’impatto”. Nubi sempre più scure che si addensano su quello che, finora, è stato solo un fallimento, sotto ogni aspetto.