“Privo di risorse economiche per il mantenimento all’ex moglie”, assolto collaboratore di giustizia

 
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Immagine di repertorio

Gela. Assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Sono state depositate le motivazioni dal giudice Eva Nicastro, che ha pronunciato una decisione favorevole per il collaboratore di giustizia Fortunato Ferracane. Già ai vertici della famiglia di mafia di Cosa nostra, decise di collaborare con la giustizia. Era a processo, però, per non aver adempiuto agli obblighi di assistenza nei confronti dell’ex moglie e di due figli. Stando alla procura, per un periodo di circa due anni non versò le somme necessarie al mantenimento. Al termine del giudizio, proprio la procura ha concluso per l’assoluzione. Ferracane è sottoposto ai domiciliari e il fine pena è previsto per il 2032. Nel 2019, è stata disposta l’uscita dal programma speciale di protezione per i collaboratori. Non ha quindi più avuto la copertura economica che gli veniva assicurata anche per il versamento del mantenimento, la cui entità intanto era stata decurtata in parte dalla Corte d’appello di Caltanissetta ma senza che il Servizio centrale di protezione ne avesse ricevuto comunicazione. Come ha spiegato la difesa, con il legale Francesco Salsetta, si continuò a versare la somma per intero, di fatto assicurando all’ex moglie e ai figli una cifra complessiva maggiore. Il giudice, nelle motivazioni, ha sottolineato che dal momento dell’uscita dal programma di protezione, essendo Ferracane ininterrottamente agli arresti domiciliari, non ha avuto possibilità di trovare occupazione e di avere un reddito stabile. I due anni circa di mancata corresponsione, però, potevano essere compensati con le somme maggiori versate e mai decurtate, nonostante la pronuncia della Corte d’appello. Il collaboratore fece affidamento proprio su questa sorta di forma di compensazione, soprattutto in un periodo nel quale non aveva più il sostegno del Servizio centrale di protezione.

Fu costretto a rivolgersi ad associazioni ecclesiastiche per avere un minimo supporto, vista l’impossibilità, sotto misura, di trovare lavoro stabile. Sulla scorta di queste ragioni, la difesa ha concluso per l’assoluzione. L’ex moglie, nel procedimento, si è costituita parte civile, con il legale Maria Giudice che ha invece concluso per la sussistenza di una responsabilità dell’imputato, seguendo quanto indicato nel capo di imputazione e in base agli elementi raccolti.

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