Gela. “La sfiducia come al sindaco di Licata? Non è un problema che mi riguarda.
Sono qui per lavorare e portare avanti il mio programma”.
I dodici spingono per portare in aula la mozione. Il sindaco Domenico Messinese non sembra avere il pensiero fisso sull’eventuale mozione di sfiducia da discutere in aula. Negli ultimi giorni, la questione ha ripreso quota, dopo che i dodici firmatari, di mozioni comunque diverse, hanno deciso di uscire nuovamente allo scoperto avviando un intenso dialogo. Ci sono i consiglieri comunali del Movimento cinque stelle, quelli di Sicilia Futura, di Forza Italia, il capogruppo di Articolo 1 Carmelo Casano e l’indipendente Angela Di Modica. Sarebbero pronti a firmare un documento unitario, di modo da portare la discussione sulla sfiducia in aula consiliare. “Non sono certamente uno attaccato alla poltrona – spiega ancora il sindaco – di certo, in due anni di mandato abbiamo fatto molto più di altre amministrazioni comunali. Noi i problemi di questa città abbiamo deciso di affrontarli e non di metterli sotto il tappeto. Mi riferisco ad Eni, ad Agroverde, ma anche alla vicenda dei rifiuti e ai drammatici tagli alla sanità locale”. Il vero punto interrogativo per la sua giunta, però, sembra essere la costruzione di una maggioranza, anche trasversale, in consiglio comunale. In più occasioni, come ha dimostrato il recente passo indietro sul rendiconto 2016, il sindaco e i suoi assessori si sono spesso trovati in evidente inferiorità in aula. Se la mozione di sfiducia dovesse arrivare tra i banchi del consiglio comunale, Messinese dovrebbe giocoforza cercare un’intesa per evitare la fine anticipata della sua esperienza amministrativa, con un rebus politico che si chiama Partito Democratico, non schierato apertamente per la mozione di sfiducia dei dodici, ma che in aula dovrebbe necessariamente assumere una posizione chiara.