Spari a largo San Biagio, cade l’accusa di tentato omicidio: otto mesi a D’Aleo

 
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Gli spari nella zona di largo San Biagio

Gela. Cade l’accusa di duplice tentato omicidio che pendeva sul ventisettenne Fabrizio D’Aleo, con diversi precedenti penali alle spalle. Davanti al gup Francesca Pulvirenti, rispondeva degli spari di largo San Biagio, quando un’auto, con a bordo due fratelli, venne raggiunta da colpi di arma da fuoco. Per l’accusa, a sparare, pare direttamente dalla propria abitazione, sarebbe stato il giovane imputato, ora condannato ad otto mesi ma per violenza e minaccia. Il giudice non ha accolto la ricostruzione della procura, che con il pm Gaetano Scuderi ha concluso con la richiesta di otto anni di detenzione. Secondo il pubblico ministero, sono stati riscontrati tutti gli elementi di colpevolezza riconducibili al giovane imputato. I due fratelli non riportarono ferite gravi seppur l’auto sia stata raggiunta dagli spari. Sembra che ci fosse acredine nei rapporti tra D’Aleo e i due presi di mira.

Poco prima, ci sarebbero stati contatti tramite chat on line. I difensori dell’imputato, gli avvocati Carmelo Tuccio e Cristina Alfieri, nelle conclusioni, hanno sottolineato che non ci sarebbe stata volontà di uccidere, fornendo una ricostruzione alternativa a quella della procura e dei poliziotti che si occuparono delle indagini. La decisione sulla posizione del giovane ha indotto il giudice a richiedere alla procura una modifica del capo di imputazione per altri due imputati, familiari di D’Aleo, inizialmente accusati di resistenza a pubblico ufficiale, nelle fasi delle perquisizioni e dei controlli. Per loro, in aula si tornerà a dicembre. E’ stato comunque riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni per le parti civili, ovvero i due fratelli e altrettanti agenti di polizia, assistiti dai legali Maurizio Scicolone e Adriano Falsone.

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