Gela. “Quella nomina non fu la conseguenza di un mutamento della maggioranza di governo ma l’effetto della riforma legislativa del servizio sanitario regionale”.
Così, i giudici del tar di Palermo hanno detto no al ricorso presentato dall’ex direttore generale dell’Ausl Corrado Failla.
Un’azione giudiziaria, la sua, tutta rivolta a far emergere le presunte incongruenze nella nomina a direttore generale della nuova Asp del suo successore Paolo Cantaro.
Stando al ricorso presentato, infatti, il decreto emesso dai responsabili dell’assessorato regionale alla sanità, che generò la decadenza dello stesso Failla dall’incarico assegnatogli solo tre anni prima, non avrebbe avuto alcuna ragione d’esistere.
Tesi opposta, invece, quella descritta in sentenza dai giudici del tar di Palermo. Secondo i magistrati amministrativi, infatti, la sostituzione di Failla per far spazio a Cantaro sarebbe stata dettata solo dalla disciplina varata dall’assemblea regionale.
Con il passaggio dalle vecchie Ausl alle nuove Asp, si sarebbe dovuto provvedere anche alla nomina di nuovi vertici dirigenziali. Una scelta, quindi, non politica ma semplicemente burocratica.
Nella sentenza, i giudici escludono qualsiasi influenza della politica regionale nel cambio di reggenza. Allo stesso tempo, non hanno ritenuto fondati i presunti vizi di legittimità costituzionale che, in base a quanto sostenuto dall’avvocato Rochelio Pizzardi, avrebbero caratterizzato la legge regionale di riordino del servizio sanitario.
Una tesi che è stata assolutamente rigettata dai giudici chiamati a verificare l’intero caso. Paolo Cantaro, in sostanza, sarebbe stato scelto solo in base a ciò che veniva fissato dalla legge regionale nonostante il suo predecessore Corrado Failla avesse ancora a disposizione almeno due anni di mandato: così come indicato nel contratto stipulato dal manager ricorrente insieme ai vertici dell’allora Ausl.