Gela. Il guasto lungo la condotta San Leo ha generato l’ultima emergenza idrica, in ordine di tempo. Oggi, i riferimenti di Siciliacque e Caltaqua sono stati a confronto con l’amministrazione comunale e con l’Ati. Il gruppo dirigente del laboratorio politico “PeR” si sarebbe aspettato un piano di rientro da parte di Caltaqua, certamente differente. “L’adduttore San Leo fermato per guasto lunedì 2 settembre è stato riparato e interrato completamente alle ore 16 del 3 settembre. Come da comunicazione di Siciliacque, la ripresa dell’erogazione verso i serbatoi di Caposoprano e Montelungo è subito ripresa e sarebbe entrata a regime alle ore 8 del 4 settembre. Sarebbe stato dovere di Caltaqua, per minimizzare il disagio dei residenti dei due popolosi quartieri – fanno sapere dal gruppo “Progressisti e rinnovatori” – riprendere immediatamente con le normali turnazioni di distribuzione. Invece solo ieri 4 settembre il gestore Caltaqua ha comunicato la ripresa delle forniture a partire dal 5 settembre, con un nuovo turno di distribuzione, sperando che venga rispettato, che adesso prevede acqua ogni tre giorni invece della turnazione tanto voluta dall’amministrazione comunale che prevedeva fornitura a giorni alterni”. Per il gruppo politico, Caltaqua continua a muoversi sostanzialmente in autonomia, facendo il bello e il cattivo tempo. “Noi non mettiamo in dubbio la buona fede dell’amministrazione, ma abbiamo forte il sentore che il gestore Caltaqua faccia quello che vuole senza controllo. Nel frattempo – aggiungono – i cittadini ci segnalano che quando arriva l’acqua è scarsa in ore di distribuzione e pressione. Le autobotti non si trovano nemmeno a volerle pagare uno sproposito. Caposoprano non vede acqua da una settimana e altre zone da 20 giorni. Chiediamo all’amministrazione cosa intende fare, nell’immediato, per lenire questo problema e cosa sta programmando per mettere definitivamente la parola fine alla sofferenza dei cittadini”.
Secondo i referenti di “PeR” serve un monitoraggio costante. “Ribadiamo la necessità di un tavolo di crisi permanente e di un monitoraggio continuo delle attività del gestore – concludono – sanzionando le mancanze e obbligandolo a rispettare il contratto. L’acqua è una questione di salute pubblica”.