Gela. Tutti rinviati a giudizio per la morte del ventottenne
Davide Di Maria, freddato lo scorso anno in un appartamento della zona della Molassana, a Genova.
L’omicidio. La decisione del giudice dell’udienza preliminare del tribunale ligure è stata pronunciata anche nei confronti dei gelesi Vincenzo e Guido Morso, padre e figlio, da tempo residenti nel capoluogo ligure. Proprio il trentaquattrenne Guido Morso è accusato dell’omicidio di Di Maria. Il padre Vincenzo, da decenni ritenuto il riferimento principale di cosa nostra gelese a Genova, e altri due imputati, Marco N’Diaye e Christian Baron, devono invece rispondere di rissa aggravata. Il rinvio a giudizio è l’esito di una lunga indagine, scattata dopo il ritrovamento del corpo di Davide Di Maria all’interno dell’appartamento. Per gli investigatori genovesi, dietro all’intera vicenda ci sarebbe un giro di droga, con un debito che sarebbe maturato nei confronti di Guido e Vincenzo Morso. In base alle perizie, Di Maria sarebbe morto a causa di una coltellata. Guido Morso, invece, ha sempre dichiarato di aver sparato ma di non aver colpito Di Maria. Padre e figlio si costituirono dopo giorni di latitanza. Sotto le unghie del ventottenne ucciso, inoltre, sono emerse tracce del dna di N’Diaye. Da quanto ricostruito, inoltre, al momento dell’arrivo di Guido e Vincenzo Morso nell’appartamento, Di Maria era legato ad una sedia. A questo punto, dovranno essere i giudici della Corte d’assise, il prossimo novembre, a valutare l’intera vicenda.