Gela. Non poteva utilizzare quel telefono cellulare, trovato
in suo possesso durante la permanenza in una comunità, dopo la revoca della custodia cautelare in carcere.
L’indagine “Praesidium”. Così, uno dei minorenni coinvolti nell’inchiesta “Praesidium”, che ha permesso agli investigatori di individuare una presunta banda, con base nel quartiere Sant’Ippolito, ha subito un nuovo aggravamento della misura, con il ritorno nel carcere minorile di Caltanissetta, almeno per un mese. Tra le prescrizioni impostegli dai magistrati della procura minorile nissena, c’era proprio quella di non aver contatti con l’esterno. Nel corso di alcuni controlli, però, il giovanissimo è stato trovato in possesso del telefono cellulare. Difeso dall’avvocato Ivan Bellanti, ha ammesso di averlo utilizzato solo per rimanere in contatto con la fidanzata, escludendo il presunto coinvolgimento dei familiari. Una ricostruzione portata avanti anche dal legale di difesa. Il giudice, intanto, ha disposto il ritorno del giovane in carcere, misura che dovrebbe scadere a giorni. Con l’indagine “Praesidium”, i pm della procura, quelli nisseni e i poliziotti del commissariato hanno ricostruito le mosse di un gruppo che sarebbe dietro ad incendi, danneggiamenti e furti, oltre allo spaccio di droga. Gli affari degli indagati, sia maggiorenni che minorenni, avrebbero avuto come punto di riferimento le strade del quartiere Sant’Ippolito.