Gela. Sono attualmente sotto processo, davanti ai giudici del collegio
penale del tribunale.
L’inchiesta “Redivivi”. Devono rispondere alle accuse successive al blitz antimafia “Redivivi”. Intanto, vengono allentante le misure cautelari imposte a tre degli imputati. Luca Trubia, Rosario Caruso e Simone Trubia lasciano il carcere. Sono state accolte le richieste avanzate dai loro legali di fiducia, gli avvocati Flavio Sinatra e Nicoletta Cauchi. I giudici hanno disposto gli arresti domiciliari. In base alle accuse mosse dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, i tre avrebbero fatto parte del presunto gruppo Trubia, capace di monopolizzare il mercato della raccolta della plastica tra le campagne della città, imponendo la guardiania. Uno spaccato emerso proprio dall’inchiesta “Redivivi”. Nel corso del dibattimento, però, diversi imprenditori agricoli e operatori del settore, tutti con base tra le contrade Bulala e Mignechi, hanno decisamente ridimensionato le accuse, escludendo di aver mai ricevuto minacce dalla famiglia Trubia né di essere stati obbligati a cedere loro la plastica dismessa. Così, sono partite le istanze dei difensori che, appunto, hanno chiesto misure cautelari diverse da quella della detenzione in carcere. A giudizio, ci sono anche Davide Trubia, Rosario Trubia, Ruggero Biundo e il ventiseienne Rosario Trubia. Parallelamente, davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta, a rispondere degli stessi fatti ci sono Rosario Maichol Trubia, Luigi Rizzari, Giuseppe Carnazzo, Francesco Giovane, Pasquale Lino Trubia, Pasquale Andrea Trubia, Manuele Rolla, Simone Maugeri e Giuseppe Cannizzo.