Gela. La vicenda del porto rifugio potrebbe finire sui tavoli dei magistrati della procura.
“E’ una presa per i fondelli”. Questa volta, però, gli atti arriverebbero direttamente dai componenti del gruppo di lavoro costituito in municipio. “E’ una presa per i fondelli – dice chiaramente il presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia – i vertici della protezione civile regionale, regolarmente convocati, non si sono presentati alla riunione e non è la prima volta. Adesso, ci informano che la gara per i lavori di caratterizzazione delle sabbie ha rilevanza europea rispetto all’importo e quindi i tempi di pubblicazione si allungano oltre i cinquanta giorni. Andiamo avanti così da mesi. Non è più sopportabile”. In municipio, almeno per questa volta, il fronte politico sembra compatto. Si va dal Pd ai cinquestelle, passando per l’amministrazione comunale. Tutti contro i tempi lunghi e le promesse della Regione, per ora non rispettate. Insomma, non fanno nome e cognome, ma il presidente della Regione Rosario Crocetta non sembra farci una bella figura. “Sono partiti i lavori al porto rifugio con modalità piuttosto discutibili – dice il vicesindaco Simone Siciliano – allo stesso tempo, la caratterizzazione non viene effettuata. Ci sono troppe incongruenze in questa vicenda, frutto di una politica che ha ormai perso di credibilità, almeno davanti a questa città. Stiamo valutando l’ipotesi di denunciare quanto accaduto”. Toni analoghi arrivano dai grillini, che potrebbero anche lasciare il gruppo di lavoro. “Come si fa ad avviare lavori al porto rifugio, in un’area Sin, con queste modalità? – si chiede il consigliere comunale del Movimento cinque stelle Virginia Farruggia – ci sono enormi inadempienze. I tecnici di Asp e Arpa devono subito provvedere a verificare quanto sta accadendo. Non hanno previsto neppure teloni per coprire le sabbie che vengono scavate e prelevate. Senza caratterizzazione, chi ci assicura che non siano contaminate? Non escludo di lasciare il gruppo di lavoro. Proseguendo così le cose, serve a poco”. Ovviamente, il malumore si estende ai componenti del comitato pro porto, da anni impegnati nella vicenda del sito sul lungomare Federico II di Svevia. I primi lavori al porto rifugio avrebbero dovuto mettere una pezza all’atavico insabbiamento, invece stanno soltanto alimentando il fuoco delle polemiche politiche e, ora, potrebbero intervenire i magistrati.