Gela. Eni? Per ora, mettiamola da parte…ogni tanto, può anche capitare (ma comunque torna).
Lo “scandalo” Agorverde. Il “rischio” è che si debba parlare di altro. Sì, perché negli ultimi giorni la politica locale, che si è stancamente trastullata tra una mozione di sfiducia e l’altra, potrebbe partire alla scoperta della questione morale, quella che ha piegato, o almeno così dicono, istituzioni ben più nobili del municipio. Insomma, quando politica ed affari incocciano e non si sa mai quello che può capitare. Addirittura, il Partito Democratico, con tutti i consiglieri comunali, vuole in aula il vicesindaco Simone Siciliano…la fidata spalla del sindaco gli deve raccontare che cosa sta succedendo con la vicenda Agroverde (in verità, anche i grillini lo vorrebbero “rosolare” tra i banchi dell’assise). La stessa Agroverde di quattro estati fa, quando il già presidente della Regione Rosario Crocetta, il già sindaco del Pd Angelo Fasulo, ma anche assessori regionali, presidenti del consiglio di turno, consiglieri comunali di turno (alcuni con la stessa faccia di quelli che oggi chiedono che gli venga spiegato che cosa sta succedendo), eminenze vari, parroci e chi più ne ha più ne metta, esultavano, si abbracciavano e, come da tradizione locale, mangiavano, dopo il taglio del nastro e la posa della prima e ultima pietra. C’era “Ciliegino”, così era stato ribattezzato il maxi progetto agro-fotovoltaico (praticamente il non plus ultra di tutte le speranze economiche di una città che, si diceva, stava lasciando l’industria pesante e apriva a fotovoltaico, serre, pomodori e ortofrutta varia). Sono passate quattro estati e, adesso, si parla di politica e affari. Probabilmente, con aziende costrette al fallimento, enormi aree spianate per sempre, cantieri fantasma, ex proprietari dei terreni non pagati, mediatori milanesi, indiani, svizzeri e tedeschi, fideiussioni che vengono e che vanno…se ne sarebbe anche potuto parlare prima. Ma, come si suol dire, meglio tardi che mai. Quindi, il polo fotovoltaico che non è mai esistito, almeno per ora, è colpa del vicesindaco spuntato dal nulla? Siciliano, accusato di voler favorire una società interessata al progetto (una delle tante che hanno fatto la fila, almeno così si narra, per salvarci tutti) ha subito smentito e per il sindaco Domenico Messinese sono solo “illazioni”. Ma siamo sicuri che in consiglio comunale, se si dovesse arrivare a discutere (finalmente!), di politica e affari, dovrebbero andarci solo i due di cui sopra, ovviamente Messinese e Siciliano? La storia, purtroppo, è ben diversa.
Chi scaglia la prima pietra? Agroverde è una delle tessere e non ha partito. La croce politica la dovremmo buttare sulle spalle praticamente di tutti. Il nastro lo tagliò una giunta che era un potpourri di centrosinistra e centrodestra, con contorno di autonomismo, c’erano il Pd, il defunto Mpa e gli onnipresenti di Crocetta. Il nastro lo tagliò il presidente della Regione Rosario Crocetta (sempre lui!), la stessa Regione, peraltro, che ha anche prorogato le autorizzazioni nel corso del tempo, non che in Comune abbiano avuto maggiore lungimiranza. Centrosinistra e centrodestra erano ovunque…adesso, si scandalizzano. Non che il dossier passato nelle mani dell’ultima giunta in ordine di tempo, quella di una “rivoluzione” che stiamo ancora aspettando, faccia passi in avanti. Purtroppo, Messinese e Siciliano, che erano partiti con spiriti politici decisamente diversi, anche perché eletti sotto le insegne del Movimento cinque stelle, continuano a trattare il flop Agroverde come un affare di Stato. Loro sono certi…dicono di voler risolvere la questione, la patata bollente che gli è arrivata dagli altri…dal potpourri che tagliò il nastro, e come prima cosa vogliono pagare gli ex proprietari dei terreni espropriati. Buon per loro, sicuramente. Ma, a due anni di distanza dall’insediamento, sembra quasi la stessa storia di quelli che c’erano prima. Riunioni “segrete”, piani A, B e C…ministeri, Regione e mancano solo i servizi segreti, poi poco altro. Del resto, in aula, dato che adesso sono tutti interessati a parlare di politica e affari, qualche approfondimento bisognerebbe farlo anche su aree pubbliche concesse a multinazionali dei panini, terreni trasformati in campi da tennis, immobili del Comune (in attesa di sapere quanti sono in tutto…sempre che riusciremo mai a saperlo) dati ai privati e non si sa bene neanche come, teatri, cinema, cliniche, project financing e compagnia cantante. Sembra banale scriverlo (e lo è di sicuro), ma Vincenzo Costantino, in arte “Cinaski” anche per richiamare il fu Charles Bukowski, qualche tempo fa uscì con una raccolta di poesie…l’ha intitolata “chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare”. Di Agroverde e dei suoi fratelli, invece, ci sarebbe ancora tanto da raccontare e sicuramente non mancano i peccatori, a destra, a sinistra e al centro.