Gela. Sono passati praticamente due anni dalla prima stesura dell’Accordo di programma, una sorta di vademecum degli investimenti alternativi a quelli di Eni in città. Un passo che venne mosso dalla giunta del sindaco Domenico Messinese, a pochi mesi dall’insediamento.
Cosa manca per chiudere l’Accordo di programma? L’iter dell’Accordo di programma, però, continua stancamente a trascinarsi, senza arrivare alla chiusura, più volte annunciata e mai concretizzata. Esattamente, cosa manca per chiudere la partita? Al momento, all’appello mancano i soldi, quelli che Regione e ministero dovrebbero sbloccare, necessari a coprire gli investimenti superiori e inferiori al milione e mezzo di euro ma anche gli interventi infrastrutturali e la zona economica speciale. “L’amministrazione comunale non può che attendere – dice il vicesindaco Simone Siciliano – onestamente, abbiamo indicato anche importanti fondi che sono già disponibili e dai quali si potrebbero prelevare le somme, mi riferisco, tra questi, a quelli della zona franca della legalità. Però, serve un passo ufficiale della Regione. Serve l’inserimento delle somme in bilancio. Tutto questo, fino ad ora, non è avvenuto”. Insomma, si continua a passi molto lenti in una sorta di gioco di strategia, dove però la strategia, almeno quella dei burocrati regionali e ministeriali e della politica ufficiale, sembra ogni tanto zoppicare. L’amministrazione comunale ha puntato quasi tutto sull’iter dell’Accordo di programma e dell’area di crisi complessa, nel tentativo di non far morire definitivamente l’occupazione industriale e rilanciare settori come quello della portualità.
“Eni copre le spese per le attività di Nomisma e D’Appolonia”. Per questa ragione, sono entrati in gioco anche gruppi che sicuramente si sono fatti un nome, accreditati a livello ministeriale. Dei progetti di rilancio dell’economia locale si stanno occupando gli esperti di Nomisma e D’Appolonia. Nel primo caso, già negli scorsi giorni, sono stati presentati i progetti che dovrebbero fare da traino per gli investimenti; sull’incarico assegnato a D’Appolonia, c’è soprattutto un indirizzo, quello della logistica portuale, cavallo di battaglia del duo Messinese-Siciliano. Agli esperti della società ligure, controllata dal gruppo Rina, è stato affidato l’incarico di redigere un masterplan che dovrebbe disegnare le ricadute locali di investimenti incentrati sulla logistica a mare. Chi li paga? “Eni ha fatto uno sforzo in questo senso – conclude Siciliano – e copre le spese sia per le attività di Nomisma sia per quelle di D’Appolonia che, comunque, sono inserite nei protocolli che abbiamo stilato nei mesi scorsi”.