Gela. Alcune delle microspie trovate negli uffici dell’Ato Ambiente, in contrada Brucazzi, erano state piazzate dai poliziotti del commissariato che avevano avviato indagini su almeno due funzionari
e sull’ex presidente.
Parla l’ex dirigente del commissariato. Una conferma è arrivata dall’allora dirigente del commissariato di via Zucchetto Gaetano Cravana, che ha deposto in aula, davanti al giudice Tiziana Landoni. “Da quanto ricordo – ha detto il dirigente di polizia – avevamo iniziato ad indagare sull’ex presidente Francesco Liardo e sui funzionari dell’Ato Roberto Sciascia e Grazia Cosentino. Nel corso delle operazioni, però, vennero ritrovate altre tre microspie non autorizzate. Una non era collegata a sistemi di registrazione. Due, quelle individuate nella sala riunioni, facevano riferimento ad un server esterno”. A rispondere di quanto accaduto, ci sono l’attuale commissario liquidatore dell’Ato Giuseppe Panebianco e Sergio Occhipinti, difesi dagli avvocati Maria Licata, Agatino Cariola e Grazio Ferrara. Parti civili nel procedimento, invece, sono proprio l’ex dirigente comunale Roberto Sciascia e l’attuale dipendente del municipio Grazia Cosentino, all’epoca dei fatti distaccati all’Ato, oltre al Comune. Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Sergio Sparti e Ottone Salvati. Rispondendo alle domande del pm Tiziana Di Pietro e dei legali di parte, il dirigente di polizia ha ribadito che “in più occasioni, dopo il suo insediamento, il commissario Giuseppe Panebianco si rivolse a me, fornendo una serie di documenti su presunte irregolarità scoperte nella gestione amministrativa dell’Ato. Il colloquio era costante”. Nuovi testimoni, compresi alcuni ex dipendenti dell’Ato rifiuti, verranno sentiti nel corso delle prossime udienze.