Gela. I funzionari del ministero della giustizia dovranno risarcirlo con il versamento di una somma non inferiore a trentamila euro. Claudio Bernascone, infatti, sarebbe stato detenuto, per circa quattro mesi, senza una valida giustificazione.
L’uomo, ex imprenditore edile, venne arrestato nel febbraio di dodici anni fa a conclusione della maxi operazione antimafia “Cobra”.
Furono i carabinieri a bloccarlo mentre si trovava in strada. Stando alle accuse mosse dai magistrati, avrebbe fatto parte di un gruppo mafioso retto dalla famiglia Rinzivillo, in grado di gestire appalti anche fuori dai confini siciliani.
Bernascone, però, è stato assolto per quei fatti sia in primo che in secondo grado: i giudici hanno escluso qualsiasi sua responsabilità. Così, dopo aver scontato quattro mesi di reclusione, ha scelto di ricorrere davanti ai magistrati della corte d’appello di Roma per ottenere un risarcimento.
E’ stato il suo legale, l’avvocato Davide Limoncello, a presentare l’intera documentazione sul caso e a far emergere i motivi dell’ingiusta detenzione. Adesso, dopo la decisione emessa dalla corte d’appello romana, Bernascone avrà diritto al risarcimento dei danni generati da quei quattro mesi di detenzione scontati, stando alle valutazione dei magistrati romani, senza una valida giustificazione.
La scelta di ricorrere contro i funzionari del ministero della giustizia è scattata davanti alle motivazioni alla base delle due assoluzione decise nei confronti di Bernascone successivamente all’avvio dei processi scaturiti dal blitz “Cobra”.
L’avvocato Davide Limoncello ha fatto emergere tutte le incongruenze generate dal provvedimento di custodia cautelare in carcere firmato, al momento dell’operazione, dai magistrati che si occuparono delle indagini.