Gela. Mercoledì 14 del mese di Giugno, nelle trasmissione televisiva “Dalla vostra parte”,
in onda su Rete4, erano ospiti, tra gli altri, il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e un giornalista molto noto: Roberto Poletti.
L’argomento riguardava il tragico incidente ferroviario in Puglia e l’assistenza degli invalidi dimenticati. Sull’incidente, il giornalista televisivo del canale Mediaset, per giustificare il governo partigiano e colonizzatore del nord, ha detto che questi incidenti si verificano al nord come al sud e ha fatto vedere i sacrifici dei pendolari del nord.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si è sforzato di dire che dal momento in cui è stato eletto presidente, tutto sta cambiando, ma il giornalista Roberto Poletti e i presidenti delle regioni meridionali, non sanno e non vedono che le ferrovie, come le autostrade, dal 1860, si costruiscono solo nel nord Italia, con doppio binario e alta velocità, mentre nel meridione o restano a mono binario o vengono soppresse e, in alcuni casi, rimpiazzate dai mezzi gommati.
Mentre le autostrade a più corsie sono pensate solo per il nord industrializzato.
La Sicilia, secondo il giornalista Roberto Poletti, è stata mantenuta dai milanesi, che hanno versato ,poveri bovari, non sappiamo quanti milioni di euro.
Il governatore Rosario Crocetta, che a suo dire ha diminuito i costi della Regione Siciliana, giustificava la sua politica di risparmio asserendo che Sicilia è la Regione Italiana che spende meno e meglio. Anche lui non sa che le regioni del sud, sono state spogliate e defraudate di tutti i loro beni e, non ultimo, della dignità.
Oggi, alcuni ricercatori, hanno voluto quantizzare i furti commessi dai tosco-padani in euro e la cifra, raggiunge i 2.500.000 miliardi di euro, cifra che sicuramente avrebbe causato una erezione a Tremonti e uno svenimento a Berlusconi, che avrebbe potuto costruire il ponte sullo stretto, con grave scandalo della sinistra, perché i soldi spesi nel meridione sono improduttivi e senza specialisti. Oggi, come giustamente asserisce Giordano Bruno Guerri nel suo testo ”Il sangue del Sud”, riportando Tomaso di Lampedusa che mette nella bocca a Tancredi, nel Gattopardo, una frase così celebre perché riassume perfettamente l’idea che guidò i nobili siciliani: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
A proposito di pagamenti dei meridionali, il giornalista del nord e il siciliano di Gela, dovrebbero sapere che dal 1860 al 1998, lo stato italiano spende in Campania duecentoventi volte meno che in Lombardia, trecento volte meno che in Emilia, quattrocento volte meno che in Veneto (dal testo “Le storie proibite”).
Marco Meriggi, docente di storia moderna, in “Breve storia dell’Italia settentrionale”, dice: nei primi tre decenni, successivi l’unificazione nazionale, la classe politica che governò il paese fu in larghissima prevalenza di origine settentrionale.
Così in questi decenni gli investimenti si concentrarono solo ed esclusivamente al nord, tanto che lo stesso Massimo D’Azeglio poteva affermare “Queste camere rappresentano l’Italia come io rappresento il Gran Sultano Turco”.
Nel meridione meno si investe e più alte sono le tasse. Come asserisce Nicola Zitara, “il Piemonte, la Liguria, la Lombardia e il Veneto, hanno visto riversarsi sopra di loro quei milioni che erano destinati ai comuni più poveri del mezzogiorno” e lo stesso Zitara che si chiedeva: ma i meridionali , sono tutti rincoglioniti?
Popoli che per millenni hanno girato il mondo conosciuto, vedi la repubblica di Amalfi, tutte le colonie della magna Grecia, le costruzioni navali della Campania e Napoli che è stata la capitale Europea più importante di allora.
Oggi si sono lasciati scippare tutto senza la minima opposizione? dimenticando ogni cosa e i cittadini servili fanno finta di non sapere o non sanno veramente, ma ciò che è grave nessuno cerca di scoprire cosa esiste di vero nella storia fasulla che ci hanno imposto e continuano a insegnarci, senza pudore e con arroganza, gli uomini del nord.
Vergogna cultura meridionale, asservita alla massoneria nordista, che non prova minimamente a prendere coscienza della realtà storica e vive da serva disonorata e calpestata.
I Savoia, dopo avere saccheggiato chiese e monasteri, si prodigarono a portare in Parlamento una legge per l’abolizione di conventi e canonicati e per riformare la libertà di stampa, di associazione, di insegnamento moderno e laico, così fecero del Piemonte, conferma Giordano Bruno Guerri, uno stato moderno, prima di portar la capitale a Roma e prima del trattato tra città del Vaticano e Stato.
Che i Piemontesi di allora fossero atei e privi di qualsiasi fede religiosa (e senza dignità), lo dimostrano i saccheggi delle chiese del meridione, con l’uccisione dei preti e lo stupro di donne e bambini, senza pietà. Per portare avanti questi massacri si sono avvalsi di una legione Ungherese, comandata da Stefano Istvan Turr, composta da esuli e disertori magiari, dell’esercito Austro Ungarico, al servizio dei Savoia fin dal 1849, e avevano partecipato alla spedizione dei Mille, al comando del “brigante vero” Garibaldi, perché i briganti meridionali, erano eroi e combattenti dello Stato Borbonico.
Infatti, il sacerdote Epifanio De Gregori, le cui omelie erano molto ascoltate nella chiesa di San Donato a Pontelandolfi, si unì con Mariano Mandolesi, detto Martummà, e alla banda di Chiavone e poi a quella di Cosimo Giordano, con il preciso intento di schiacciare le truppe del colonnello Giuseppe De Marco, al comando dei Savoia per massacrare i meridionali.