Gela. Prese di mira un passante, nella zona del museo archeologico di Molino a Vento, strattonandolo gli portò via il borsello, con all’interno anche poche decine di euro. Un fatto che il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, ha qualificato come rapina, sulla base della contestazione iniziale. E’ arrivata la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per Gianfranco Turco, che ha una lunga sequenza di reati alle spalle. La richiesta finale del pm Fabrizio Furnari era ancora più pesante, otto anni di detenzione. Per il magistrato, infatti, non ci sono mai stati dubbi sulla piena responsabilità di Turco. La vittima della rapina riportò dei traumi e fu costretto al ricovero in ospedale. Secondo gli investigatori, l’imputato avrebbe osservato bene gli spostamenti dell’uomo, prima di entrare in azione. Gli inquirenti non escludono che già lo conoscesse. Durante l’istruttoria è stata sentita una testimone oculare, che si accorse di ciò che stava accadendo. La difesa, sostenuta dal legale Rocco Cutini, ha anzitutto posto dubbi sull’identificazione di Turco ma soprattutto ha insistito sull’assenza di condizioni per ritenere che si trattò di una rapina. Secondo il legale, ci sarebbero stati gli estremi per riconoscere un eventuale furto con strappo. La dinamica, stando alla difesa, non richiamerebbe un’azione violenta.
Il difensore si è inoltre soffermato sullo stato mentale di Turco, che risulterebbe alterato. Il collegio, decidendo, ha riconosciuto gli estremi della rapina, imponendo la condanna. La difesa impugnerà in appello.