Gela. Il sistema sanitario locale è uno dei “degenti” di lungo corso e ad oggi manca di segni di ripresa decisivi. Lamentele e disservizi ci sono stati e continuano ad esserci sia tra gli utenti sia nei ranghi degli operatori. Alla ribalta, in queste ore, è tornato il tema dell’elipista. È stato affrontato in decine di tavoli, ufficiali e non, che l’amministrazione comunale ha avuto con il management Asp. Risultati non se ne sono visti. La strada di accesso, a Brucazzi, è certamente non adatta. Il sistema di illuminazione non adeguato, ieri sera, ha costretto a spostare a Niscemi le operazioni di trasferimento di un paziente con problemi cardiaci (successivamente deceduto a Catania). Il management Asp si era impegnato, durante il mandato dell’ingegnere Alessandro Caltagirone, a reperire fondi per un miglioramento di un sito essenziale per le emergenze. “C’era stato un impegno dietro nostro sollecito – fanno sapere dall’amministrazione attraverso l’assessore tecnico Antonio Pizzardi – ci aspettiamo che il nuovo manager Ficarra possa concretizzarlo. L’elipista va adeguata e resa pienamente fruibile”. Dietro l’angolo, come se non bastasse, potrebbe nascondersi pure una clamorosa beffa. Tra i punti più volte richiamati nei faccia a faccia istituzionali, non è mai mancato quello della nuova terapia intensiva, che la multinazionale Eni finanziò, dando disponibilità, già quattro anni fa, nel pieno dell’emergenza Covid.
Cosa ne sarà del progetto? Pare sia tutto un rebus. “Sembra che siano emerse delle incongruenze tecniche – sottolineano dal municipio con Pizzardi – ci sarebbe un problema con un ascensore e con il collegamento con la sala operatoria. Vogliamo sperare che si possa superare ma siamo amareggiati. È un obiettivo che è stato sempre prioritario e i nostri solleciti sono stati continui”. Una terapia intensiva, coperta dagli stanziamenti di Eni, non pienamente efficiente “sarebbe un fatto molto grave”. In assessorato, c’è stato per mesi un pressing costante affinché Asp sbloccasse definitivamente l’iter, aprendo le porte della terapia intensiva. L’assessore teme che possano emergere impedimenti tali da tramutare tutto in “una presa in giro”. “Se confermate, sono situazioni da denunciare pubblicamente”, conclude.