Gela. In aula, davanti ai giudici della Corte di Assise di appello di Caltanissetta, arrivano i testimoni, chiamati a deporre dalla difesa del cinquantottenne Vincenzo Scudera.
Testimoni in aula. L’imputato è accusato dell’omicidio della moglie Rosaria Palmeri, scomparsa quando aveva appena ventidue anni e mai più ritrovata. Le sue tracce si persero nel 1987. Per i magistrati della procura e per i carabinieri del reparto territoriale, che avviarono le indagini ad oltre vent’anni di distanza, ad uccidere la giovane, facendo sparire il corpo, sarebbe stato proprio il marito. Scudera, in primo grado, è già stato condannato all’ergastolo. Il “cold case” venne chiuso nell’estate di tre anni fa, con l’arresto dell’imputato, che intanto si era rifatto una vita nelle Marche. Dietro alla sparizione della ventiduenne, ci sarebbero state ragioni sentimentali. Per gli investigatori, Scudera aveva avviato una relazione con la cugina della moglie e, proprio per questo motivo, avrebbe deciso di uccidere la giovane consorte, dalla quale aveva avuto un figlio. Il caso, finito nel dimenticatoio, venne fatto passare, almeno dall’imputato, come una sorta di fuga volontaria della moglie. Le indagini vennero riaperte dopo la segnalazione arrivata dal figlio, a sua volta da anni residente nelle Marche, che si accorse dell’assenza di qualsiasi denuncia formale sulla sparizione della madre. Per coprire il presunto omicidio, Scudera avrebbe fatto credere a tutti i familiari di aver presentato denuncia di scomparsa. Il suo difensore di fiducia, l’avvocato Flavio Sinatra, ha ottenuto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, con i giudici della Corte di Assise di appello che gli hanno concesso di citare testimoni. Il primo è stato sentito già questa mattina. Il secondo, invece, arriverà in aula la prossima settimana. Nel procedimento, sono parti civili i familiari di Rosaria Palmeri.