“Ho ucciso io quel barista”, pentito scagiona un minorenne e il Gup lo assolve

 
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Gela. Dopo essere diventato collaboratore di giustizia si è autoaccusato di alcuni fatti di sangue, tra cui l’omicidio di Rosario Ministeri, ucciso davanti al suo bar il 20 dicembre del 1996. Francesco Sarchiello è uno dei due autori di quell’omicidio, compiuto insieme a Giovanni Ascia.

Le sue dichiarazioni hanno permesso di scagionare l’allora minore G.B., oggi trentaduenne. Ieri il Gup del tribunale dei minori, Ferreri ha assolto il presunto assassino, assistito dall’avvocato Flavio Sinatra. Anche il sostituto procuratore Simona Filoni si era associato alla richiesta del difensore, in virtù di quanto emerso in sede di indagine.

Francesco Sarchiello avrebbe preso parte, per sua stessa ammissione, all’omicidio del barista Rosario Ministeri. Quest’ultimo venne ucciso su ordine di Emanuele Trubia.   Il barista era accusato di aver mantenuto rapporti con Salvatore Trubia, fratello di Emanuele, che, però, aveva scelto di collaborare con la giustizia. L’altro complice è Giovanni Ascia, ritenuto il sicario, assolto in primo grado dalla corte d’Assise.

Inizialmente i fratelli Celona e Nunzio Licata avevano puntato il dito su Ascia ed il minore, all’epoca sedicenne. Fu Carmelo Billizzi il primo a fornire una versione diversa, confermando la presenza di Ascia, ma non quella di G.B. E’ stato Sarchiello a chiudere il cerchio, autoaccusandosi di quel delitto.

L’omicidio di Rosario Ministeri avvenne il 20 dicembre 1996, all’interno del suo bar Caposoprano. Trubia volle punire il barista perché questi continuava a mantenere rapporti con il fratello pentito di Salvatore Trubia, cui aveva regalato un orologio. Sarchiello disse che a sparare era stato Giovanni Ascia con una pistola calibro 38 fornita da Emanuele Trubia, mentre lui era rimasto in auto ad aspettare Ascia.

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