Gela. Gli spari, in pieno pomeriggio e nel cuore di via Venezia, risalgono allo scorso anno. Agirono in due, in sella ad uno scooter. Secondo gli investigatori, l’obiettivo era l’auto a bordo della quale c’era Salvatore Azzarelli, già agli arresti domiciliari e poi coinvolto sia nell’inchiesta “Smart working” sia nel più recente blitz “Ianus”. Insieme a lui, c’era la sorella. L’accusa di tentato omicidio ha condotto i pm della Dda di Caltanissetta a richiedere il giudizio immediato per il giovane Giuseppe Peritore. Gli vengono addebitate inoltre la contestazione mafiosa e la detenzione di un’arma. Uno dei proiettili esplosi raggiunse un’altra vettura in transito in quel momento, fortunatamente senza generare conseguenze a chi era a bordo. Azzarelli e la sorella rimasero feriti ma in modo non grave. Secondo i pm nisseni, Peritore partecipò all’azione di fuoco. Il riesame annullò la contestazione mafiosa che però i magistrati della Dda continuano a ritenere sussistente. Le indagini sono state chiuse e il gip ha autorizzato il giudizio immediato.
La difesa dell’imputato, sostenuta dal legale Carmelo Tuccio, ha formalizzato la richiesta di rito abbreviato. Sarà trattato a maggio. Il riesame annullò integralmente l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’altro indagato, Maicol Liardo. Venne rimesso in libertà. Per gli investigatori, sarebbe stato lui a sparare ma i difensori hanno dimostrato che in quelle ore si trovava agli imbarchi, tra Sicilia e Calabria. I due in sella allo scooter portavano caschi che coprivano il volto. Gli inquirenti non esclusero che quanto accaduto, peraltro in maniera plateale, potesse essere una sorta di ritorsione da collocare nella dimensione della criminalità. Peritore ha sempre respinto le accuse, escludendo di aver preso parte a quello che per i pm fu un vero e proprio agguato.