Gela. Sono state depositate, nelle scorse settimane, le motivazioni della sentenza di condanna pronunciata ai danni del giovane centauro che, due anni fa, in sella ad un potente
Yamaha T-Max 500, travolse la quarantenne Aurelia Triberio.
L’incidente sul lungomare. Le profonde ferite riportate dopo il terribile impatto furono fatali, la donna morì pochi giorni dopo all’ospedale Villa Sofia di Palermo, dove era stata trasferita. Aurelia Triberio si trovava sul lungomare Federico II di Svevia, impegnata nel jogging domenicale, quando venne travolta dal mezzo, in sella al quale c’era Salvatore Murana. Lo scorso febbraio, il giudice dell’udienza preliminare lo ha condannato, a conclusione del giudizio abbreviato, a un anno e otto mesi di reclusione, con pena sospesa. Il gup aveva accolto la richiesta di abbreviato formulata dal difensore dell’imputato, l’avvocato Salvatore Ciaramella. Nelle motivazioni, comunque, si ribadisce la responsabilità del giovane rispetto a quanto accaduto sul lungomare Federico II di Svevia, nonostante la difesa abbia sempre escluso manovre pericolose. Le accuse, però, hanno retto. La difesa, a breve, potrebbe sciogliere la riserva su una possibile impugnazione in appello del verdetto di condanna. La decisione, però, non è stata ancora formalizzata né assunta. I familiari di Aurelia Triberio hanno sempre seguito l’intero procedimento successivo alla morte, costituendosi parti civili con l’avvocato Giacomo Ventura che, a sua volta, in giudizio ha chiesto la condanna dell’imputato. Ai familiari è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, da determinare in sede civile. Il giudice, inoltre, ha disposto, sempre a carico del centauro, la sospensione della patente per un anno.