Gela. In primo e secondo grado, sono arrivate due condanne. A giugno, invece, saranno i giudici della Corte di Cassazione a valutare i ricorsi presentati dalle difese.
Le minacce. Al centro della vicenda processuale, ci sono una serie di presunte minacce e richieste estorsive subite da un operaio edile gelese, negli scorsi anni impegnato nei cantieri in Lombardia. Le accuse dei magistrati lombardi si concentrarono contro Giuseppe Valenti e il collaboratore di giustizia Gianluca Costa. Nei due precedenti gradi di giudizio, sono arrivate condanne a tre anni e tre mesi di reclusione ciascuno. Addirittura, l’operaio sarebbe stato costretto a lasciare in pegno la propria automobile, appena acquistata, dopo aver ricevuto paghe arretrate. Sarebbe stato minacciato con una pistola. Proprio l’operaio, rappresentato dall’avvocato Angelo Licata, ha scelto di costituirsi parte civile in tutti i gradi del procedimento. I difensori degli imputati, a cominciare dall’avvocato Davide Limoncello, hanno sempre cercato di ridimensionare le accuse, mettendo in discussione la ricostruzione condotta dai magistrati lombardi. Adesso, saranno i giudici romani di Cassazione a valutare il caso.