Gela. Aveva condotto una lunga protesta, anche plateale con un sit in davanti palazzo di giustizia e, lo scorso gennaio dopo una lunga battaglia giudiziaria, per il guardiafuochi Salvatore Comandatore, per anni alle dipendenze di Archimede, la ditta che opera nel porto isola Eni, il tribunale aveva deciso per la reintegra nel posto di lavoro. Ad oggi però nulla è cambiato e Salvatore non ha ricevuto alcun rimborso né tanto meno è stato reintegrato al lavoro.
I magistrati avevano disposto che Comandatore avesse diritto a ritornare in servizio al porto isola, escludendo ogni eventuale irregolarità anche rispetto alla percezione del Tfr, che invece Archimede srl riteneva avesse percepito senza titolo.
Il giudice Vincenzo Accardo aveva così deciso per l’illegittimità del licenziamento e aveva riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore del dipendente, compresi i “contributi previdenziali e assistenziali” dal giorno del licenziamento e fino a quello di effettivo reintegro.
Una vittoria di Pirro per Salvatore, perché a tre mesi dalla sentenza nulla è cambiato. Il guardiafuochi, nel corso della sua protesta sostenuto dal presidente dell’antiracket Salvino Legname, ha sempre dichiarato che il mancato reintegro e il licenziamento sarebbero stati l’effetto di una sorta di ritorsione a suo danno per essersi rifiutato di sversare idrocarburi in mare. Ipotesi sempre esclusa da Archimede. Adesso Legname rivendica il diritto di Salvatore a vedere applicata la sentenza.