“C’era un patto tra mafie”, pm milanesi confermano: al riesame chiesto carcere per Nicastro

 
0

Gela. Lo scorso anno, i pm milanesi coordinarono un maxi blitz, ribattezzato “Hydra”, fondato sulla convinzione che nell’hinterland lombardo si fosse costituito un vero e proprio consorzio di mafie, con i clan di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra, legati da un patto d’affari. Il gip milanese però accolse le richieste solo per undici misure di custodia cautelare su oltre 170 richieste avanzate dall’antimafia di Milano. È iniziata la fase del riesame, a seguito dei ricorsi avanzati dai pm, Marcello Viola e Alessandra Cerreti. I magistrati hanno ribadito l’esistenza del patto tra clan, finalizzato anche a gestire affari ingenti. Fu disposto un sequestro di beni per un valore superiore ai 200 milioni di euro. Dairago, Assago, Lonate Pozzolo e Desio, per gli inquirenti, erano i punti di riferimento dei gruppi monitorati dagli investigatori.

Furono registrati inoltre diversi incontri tra i riferimenti delle famiglie di mafia, per i pm si trattò di veri e propri summit, circa una decina nel periodo fra 2020 e 2021. I magistrati lombardi, che davanti ai giudici del riesame hanno chiesto la custodia cautelare in carcere per tutte le posizioni che invece il gip ha escluso, hanno avanzato una conclusione analoga pure per il gelese Francesco Nicastro. Inizialmente, fu sottoposto alla detenzione in carcere ma il gip accolse l’istanza difensiva, disponendo i domiciliari con braccialetto elettronico. Secondo i pm, è necessaria la detenzione in carcere. Il riesame ha accolto. I Nicastro, secondo le accuse, avevano rapporti diretti con gli altri pezzi del patto mafioso. Per gli inquirenti, avrebbero usato la violenza per imporsi, anche nel caso di un bar che pare volessero rilevare, a Busto Arsizio. Oltre a Francesco Nicastro, nell’inchiesta è coinvolto Dario Nicastro. L’altro gelese raggiunto da misura fu Rosario Bonvissuto.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here