Gela. Il taglio del pagamento di Ici, Imu e Tasi sulle “costruzioni ubicate in mare”, comprese le piattaforme del gruppo Eni presenti lungo le coste locali, apre un possibile buco finanziario
nelle casse dell’ente comunale di circa venti milioni di euro.
Il taglio deciso a Roma. L’assessore al bilancio Fabrizio Morello, da mesi ormai, sta cercando di chiudere un’intesa extragiudiziale proprio con il gruppo Eni, nel tentativo di portare alle casse del Comune le somme che la multinazionale non ha versato rispetto all’Ici per le annualità 2003-2008 e per quelle seguenti. Tutte somme legate proprio alle imposte sulle piattaforme. Allo stato attuale, dopo i verdetti sfavorevoli al Comune, pronunciati in commissione tributaria provinciale e regionale, sono pendenti in Cassazione i ricorsi proposti dall’amministrazione comunale, per il tramite dell’avvocato Ferdinando D’Amario. Una norma, inserita nella “manovrina” del governo, con un colpo di spugna cancella l’obbligo, per le grandi aziende estrattive, di versare imposte ai comuni rispetto, appunto, alle “costruzioni ubicate in mare”, a cominciare dalle piattaforme. “Il paradosso è che i normali cittadini sono obbligati e perseguiti al pagamento di tasse e tributi – dice Morello – e i poteri forti vengono graziati con stratagemmi mascherati da sanatoria”. Una recente missione romana condotta proprio dall’assessore Fabrizio Morello è servita a cercare un’intesa con i legali della società. Tentativi che, adesso, potrebbero diventare del tutto inutili. “La cosa che più rammarica – continua Morello – è che sull’altare delle ragioni di Stato vengano sacrificati soprattutto i servizi per i cittadini, dopo l’impoverimento sancito dai continui tagli ai trasferimenti nazionali e regionali che stanno trascinando molti comuni al dissesto finanziario. E’ sconcertante in questo clima il silenzio di chi rappresenta il territorio a livello centrale. Deputati e senatori distratti dai ponti festivi e proiettati in una atmosfera di pre-campagna elettorale non stanno spendendo una sola parola intimiditi dalle ritorsioni delle segreterie politiche. Un colpo mortale alla democrazia, già fatta valere a suon di sentenze, che sancisce l’impotenza delle legittime aspirazioni di centinaia di migliaia di cittadini”. Solo per l’Ici non versata da Eni nei periodi 2003-2008, in ballo ci sono somme non inferiori a tre milioni e mezzo di euro.